Giorgio Napolitano, Antonio Ingroia: “Quando indicò Luca Palamara. Il ruolo di Repubblica ed Ezio Mauro”
“Questi vogliono fare una trattativa sulla trattativa”. Quella che a Nino Di Matteo sembrava una semplice battuta si è scoperto essere ben altro. Al centro della bufera-magistratura, già minata dallo scandalo di Luca Palamara, ci finisce anche Giorgio Napolitano. Ad aggiungere nuovi e inquietanti dettagli è l’ex Procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia: “Anche in questo caso Nino Di Matteo dimostra di avere buona memoria al contrario del ministro Alfonso Bonafede, ricordando un episodio da me, peraltro, raccontato – spiega all’Adnkronoscommentando l’audizione di Di Matteo sul processo relativo alla trattativa Stato-mafia -. Fu per me stupefacente che in pieno scontro col Quirinale per il famoso conflitto di attribuzioni, il Capo dello Stato, presidente Napolitano, mi mandasse un’ambasciata attraverso il Direttore di Repubblica, Ezio Mauro, con la quale mi chiedeva se si poteva trovare un accordo per evitare il conflitto davanti alla Corte Costituzionale”. Un fatto, questo, confermato dallo stesso Di Matteo.
Ma la clamorosa vicenda non finisce qui, perché Ingroia ha anche ammesso di essere stato sorpreso dal fatto che ” tra gli ”ambasciatori’ indicati da Napolitano come suoi ”portavoce” per un ipotetico incontro ci fosse proprio il dottor Luca Palamara che, in quanto Presidente dell’associazione nazionale magistrati, avrebbe dovuto essere tutt’al più un ”portavoce” della magistratura, e quindi nostro, e non certo della politica, e cioè del Presidente Napolitano – dice l’ex pm che oggi fa l’avvocato – Poi la cosa non ebbe ulteriori sviluppi probabilmente”.
A voler dire la sua anche Ezio Mauro che, chiamato in causa, ha subito messo le mani avanti: “Ricordo una visita di Ingroia quando ero direttore di Repubblica e un colloquio su varie vicende – replica smentendo le accuse -. Nessuno (durante l’incontro a Repubblica con Ingroia, ndr) mi ha mai fatto il nome di Palamara, un nome che ho scoperto più tardi leggendo le cronache dei giornali e che al momento non conoscevo”. Quale sia la verità non è dato sapersi. Una cosa però è certa: se quanto denunciato da Ingroia e Di Matteo fosse vero, la credibilità della magistratura subirebbe un altro duro colpo.