Il sangue gruppo 0 scudo anti-Covid. E un nuovo farmaco dai super computer
I pazienti con gruppo sanguigno A hanno un rischio più elevato di contrarre il Covid 19 in forma grave. Il gruppo 0 invece funziona come uno scudo di fronte all’infezione.
È nei nostri geni la chiave per capire come il coronavirus attacca l’ organismo umano. In queste settimane di evoluzione dell’epidemia è apparso evidente che Sars Cov2 colpisce in modo diverso le persone contagiate. Differenze abissali tra chi sviluppa la malattia in modo grave, tanto da richiedere il ricovero in terapia intensiva, chi invece si limita a qualche linea di febbre mentre altri non sviluppano alcun tipo di sintomo. Differenze che non sono attribuibili soltanto all’età avanzata o ad una condizione di fragilità.
Ora uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine conferma che il gruppo sanguigno del contagiato gioca un ruolo chiave nell’aggravamento della malattia. Una ricerca realizzata grazie alla grande mole di dati raccolti dall’Università degli Studi di Milano-Bicocca, insieme all’Asst di Monza, nel super-archivio Storm che raccoglie dati clinici, diagnostici, terapeutici e campioni biologici dei pazienti Covid.
La ricerca pubblicata ieri sul Nejm analizza le sequenze geniche di 1.610 pazienti Covid ricoverati in 3 ospedali italiani e 4 spagnoli. Il risultato principale dello studio è appunto «una forte associazione tra gruppi sanguigni AB0 e la tendenza ad avere un quadro clinico più severo».
Luca Valenti, medico del Centro trasfusionale del Policlinico di Milano e coordinatore italiano dello studio internazionale spiega che sono due i marcatori genetici individuati nei casi più gravi del Covid: uno è il gruppo sanguigno e l’altro è una regione del cromosoma 3 che comprende alcuni co-recettori del virus e fattori infiammatori. Un fattore quest’ultimo ancora in corso di definizione.
Una volta individuato il ruolo che giocano questi due fattori nell’aggravamento dell’infezione sarà possibile contrastare in modo più efficace una eventuale seconda ondata dell’epidemia. Le persone con gruppo A hanno circa il 50 per cento di chance in più di sviluppare una forma severa di Covid mentre quelli con gruppo 0 hanno un 50 per cento di chance in meno di aggravarsi.
«In particolare, i risultati ci dicono che il gruppo sanguigno A ha un rischio aumentato di compromissione polmonare severa, mentre chi appartiene al gruppo 0 è più protetto. -spiega Valenti- E dato che il gruppo sanguigno è ereditario, è possibile concludere che è ereditaria anche la predisposizione ai sintomi più gravi per questa malattia».
Una speranza in più per i trattamenti arriva dal Raloxifene, un farmaco approvato in Europa per la terapia dell’osteoporosi, efficace per contrastare Covid-19. Il farmaco è stato selezionato con un progetto di supercomputing Exscalate4CoV, consorzio pubblico-privato supportato dal programma Horizon 2020 dell’Ue per la ricerca e l’innovazione, composto da 18 partner di 7 Paesi europei e guidato da Dompé farmaceutici.
Il primo screening per identificare la molecola in tempi rapidi è avvenuto in modo virtuale con una simulazione del supercomputer. Così sono state trovate 100 molecoleattive in vitro, e 40 hanno dimostrato capacità di contrastare il nuovo coronavirus nelle cellule animali.
Raloxifene è stato scelto «per la sua sicurezza e il suo profilo tossicologico ben noto». In particolare il Raloxifene ha dimostrato di contrastare efficacemente la replicazione virale del Covid 19, sottolinea Dompé farmaceutici.
il giornale.it