Giuseppe Conte, il “furbetto della mascherina”: Franco Bechis, lo strano caso del 25 febbraio
Il furbetto della mascherina. Così Giuseppe Conte viene definito da Franco Bechis, che su Il Tempo pubblica nuovi documenti ufficiali che inchiodano Palazzo Chigi. La vicenda nota è che il governo ha sottovalutato per quattro settimane l’emergenza che aveva dichiarato: l’elemento di novità è rappresentato dal fatto che, quando si sono resi conto della reale situazione lo scorso 25 febbraio, la prima cosa fatta nel giro di 24 ore è stata proteggere la salute di Conte e di chi lavora con lui a Palazzo Chigi con l’acquisto di 2mila mascherine chirurgiche, al fine di reintegrare le scorte in dotazione. Poi dopo una settimana, precisamente il 2 marzo, sono iniziati ad arrivare i dispositivi di protezione anche per gli altri: un ritardo grave, che se non si fosse verificato avrebbe potuto salvare delle vite, dato che nella prima fase il governo ha lasciato i suoi “eroi” medici e infermieri a lottare contro il virus praticamente a mani nude.
Tutta la vicenda ha contorni quasi surreali, se non fosse tristemente vera: il 25 febbraio, ricostruisce Bechis, la cabina di regia guidata da Conte finalmente prende atto della gravità della situazione e dà mandato al dipartimento della Protezione Civile di occuparsi degli acquisti delle protezioni individuali. Il primo atto arriva il 26 febbraio, ma non da parte della Protezione Civile, bensì dall’ufficio del medico competente della presidenza del Consiglio, che rappresenta l’urgenza di rimpinguare le scorte di Palazzo Chigi. Nel frattempo sono rimaste a secco non solo le altre strutture del governo, ma anche l’intero sistema sanitario nazionale. Queste non sono illazioni, ma fatti citati testualmente dagli atti in possesso di Bechis: c’è dunque la prova definitiva di quello che il direttore de Il Tempo ha sospettato più di un mese fa raccontando gli acquisti di Palazzo Chigi. Ovvero che il premier, resosi conto della situazione drammatica, ha fatto sì che le uniche mascherine esistenti in quel momento finissero innanzitutto a se stesso e ai suoi collaboratori.