“Se non invitate una donna o un nero non vengo in trasmissione”. Il ricatto di Raimo a Porro
Roma, 15 giu – In questi giorni Christian Raimo è in pieno fermento. La furia iconoclasta del Black lives matter è finalmente giunta anche in Italia. Tanta da spingerlo a commentare così la foto della statua imbrattata di Indro Montanelli: «L’Italia s’è Destà». Chiaro gioco di parole con l’Inno di Mameli e il nome della concubina etiope del noto giornalista toscano. Raimo, del resto, è un aperto e fervente sostenitore della rimozione della statua – battaglia che ormai occupa costantemente i suoi pensieri (e i suoi post). Chiamato da Nicola Porro a difendere la sua posizione a Quarta Repubblica, Raimo pare però intenzionato a declinare l’invito. Il motivo? Gli altri ospiti sono tutti maschi bianchi.
Mi si nota di più se vado o non vado?
«Mi hanno invitato come ospite a Quarta Repubblica domani sera a parlare della questione statua di Montanelli», ha infatti raccontato Raimo su Facebook. «Ho accettato ma ho chiesto chi si sarebbe stato con me. Mi hanno detto: Daniele Capezzone, Paolo Cento, Edward Luttwak e un altro ospite che non mi ricordo. Ho detto a questo punto: mi dispiace, tutti maschi bianchi, non mi sembra il parterre migliore per parlare di uno stupro di una ragazzina africana. Mi fanno sapere».
Raimo è rimato indietro
Insomma, dobbiamo presumere che se Porro trovasse il «token», Raimo potrebbe cambiare idea. Che cos’è un token? Nel linguaggio gergale americano, è l’unico nero messo in un contesto di soli bianchi per dare un contentino alla comunità afroamericana. Come potete intuire, non è una pratica particolarmente conveniente. Ma nella «provinciale» Italia, si sa, sono provinciali anche le élite «progressiste». Pretendono tutti di stare al passo coi tempi, ma se un ragazzotto dei centri sociali entrasse ad Harlem con la sua capigliatura rasta, non solo verrebbe accusato di «appropriazione culturale», ma probabilmente si prenderebbe anche una coltellata nel basso ventre.
Non sappiamo se Raimo si sia aggiornato su questi ultimi sviluppi dell’antirazzismo d’Oltreatlantico, ma una cosa possiamo dirla con certezza. C’è qualcosa che non torna nel suo discorso: una persona dovrebbe essere invitata in tv perché ha qualcosa da dire e un minimo di autorevolezza per farlo. Non certo perché il suo unico merito è quello di avere la pelle nera o essere dotata di vagina.
Valerio Benedetti