Conte e la zona rossa: “Mia la decisione di non chiudere”

Un confronto durato oltre tre ore quello tra Giuseppe Conte e il procuratore aggiunto di Bergamo Maria Cristina Rota.

Quasi quattro ore per spiegare dettagliatamente cosa è avvenuto tra il governo e le zone di Alzano Lombardo e Nembro, in piena emergenza coronavirus, tra il 3 e il 9 marzo. La decisione di non istituire le due zone rosse ma proclamare invece tutta la Regione Lombardia zona arancione.

La decisione ultima è stata di Conte

Il presidente del Consiglio, come riporta Repubblica, ha sottolineato di aver voluto chiarire tutto , certo di aver agito in “scienza e coscienza”. Lo ha ribadito al magistrato che, lasciando Palazzo Chigi nel pomeriggio, dopo aver sentito anche i ministri dell’Interno Lucia Lamorgese e della Salute Roberto Speranza, ha parlato di “clima di massima distensione e di massima di collaborazione istituzionale”. Conte avrebbe rivendicato del tutto la scelta di non chiudere Alzano Lombardo e Nembro. Ha infatti sottolineato: “Posto che la Regione avrebbe potuto agire diversamente, l’ultima parola sulla scelta di non istituire una zona rossa Alzano e Nembro è stata mia e di nessun altro. Me ne assumo ogni responsabilità ma penso anche che sia stata la decisione più giusta in quel momento”.

I motivi della sua scelta

Sul perché non abbia seguito le indicazioni del Comitato tecnico scientifico che il 3 marzo suggeriva la zona rossa nei due comuni, il premier ha spiegato che la situazione era cambiata e si presentava diversa da quella di Codogno, dove invece era stata istituita la zona rossa. Ha specificato che quando è stato rintracciato il focolaio di Alzano e Nembro, questo era già critico, con numeri superiori a quelli di Codogno in lockdown. La decisione ultima sarebbe stata data anche dalla conformità del territorio interessato perché “isolare Alzano e Nembro dai paesi circostanti sarebbe stato particolarmente difficile, quasi impossibile. In quell’area tra paese e paese non c’è soluzione di continuità”.

Il focolaio particolarmente critico da una parte e il punto di vista geografico dall’altra sarebbero quindi stati i due motivi che hanno fatto desistere Conte dall’istituire due zone rosse e propendere invece per una zona arancione allargata a tutta la Lombardia. A quel punto i militari, che il ministro Lamorgese aveva già fatto arrivare e aspettavano solo il via a intervenire, sono stati dislocati e infine ritirati.

Non teme un avviso di garanzia

Conte & C. dopo l’incontro sono apparsi sereni e ottimisti. Il premier si è detto tranquillo e ha ribadito di aver chiarito tutto e di non temere affatto un avviso di garanzia. Adesso però spetterà alla procuratrice Rota tirare le somme e decidere se agire o meno contro il governo. Ma la strada è ancora lunga. La procura è impegnata anche a verificare a chi toccasse dare alle strutture ospedaliere le indicazioni chiare e necessarie su come affrontare una pandemia di questo genere.

il giornale.it

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