Festeggiano la fine del Ramadan in un bar, nella città tedesca torna l’incubo lockdown
Il focolaio è partito da uno shisha-bar alla periferia della città. Uno di quei locali in cui si fuma il narghilè, frequentati dalla comunità turca e araba che vive in Germania.
A fine maggio qualche decina di musulmani, la maggior parte di origine kosovara, si sono dati appuntamento lì per festeggiare la Zuckerfest, la festa per la fine del Ramadan.
Il locale, però, sarebbe dovuto rimanere chiuso in base alle misure restrittive ancora in vigore per contrastare l’epidemia di Covid-19. E invece proprio bevendo e scambiandosi le pipe, alla periferia di Gottinga, nella Bassa Sassonia, si sono infettate almeno 170 persone.
L’Iduna Zentrum, il palazzone popolare di 17 piani che ospita un migliaio di persone, compresi i partecipanti ai festeggiamenti nello shisha-bar, ora è sorvegliato speciale. Qualcuno ha già ribattezzato con un dispregiativo “Corona-Haus” l’edificio occupato in prevalenza da rom musulmani provenienti dal Kosovo. Molti di loro, accusano i cittadini, non sanno neppure il tedesco.
È per questo che nel bar punto di riferimento della comunità, ipotizza qualcun altro, non sarebbero state rispettate le regole che i tedeschi hanno imparato a conoscere in questi mesi. Molti di loro, secondo le testimonianze rese da alcuni cittadini ai media locali, rifiuterebbero addirittura di sottoporsi ai test nello spazio allestito ad hoc all’ingresso del complesso residenziale che conta ben 400 appartamenti. Per questo, è stato ipotizzato persino il ricorso alla forza pubblica.
I test vengono effettuati ogni tre minuti. È una corsa contro il tempo quella per salvare la città a un nuovo, disastroso lockdown. Secondo gli specialisti almeno 300 persone sarebbero venute in contatto con i contagiati. Tutti dovranno osservare un rigido periodo di quarantena. “Non dormo più la notte, è una sfida enorme”, ha detto alla Deutsche Welle, Petra Broistedt, il capo della commissione che si occupa di gestire l’emergenza. È sempre lei a rifiutare l’idea di mettere l’intero palazzo in quarantena. “Non è una prigione”, attacca la rappresentante cittadina che sta cercando “con tutte le sue forze” di evitare una nuova serrata.
Intanto però scuole, asili e centri sportivi sono stati chiusi di nuovo per precauzione, visto che tra i contagiati ci sono anche decine di bambini e adolescenti. “Spero che questo ci aiuterà a tenere la situazione sotto controllo”, ha detto. Nel frattempo le autorità hanno chiuso il bar e stanno valutando di sanzionare i proprietari.
Intanto, però, si scatena la polemica politica. Sotto accusa, soprattutto dei gruppi di estrema destra e sovranisti, c’è il comportamento di migranti e stranieri. Mentre in tutto il Paese la curva epidemiologica ha iniziato a scendere, a preoccupare sono i focolai come quello che si è sviluppato nell’Iduna Zentrum, o in alcuni centri per richiedenti asilo.
Sui social gli attivisti di Alternativa per la Germania se la prendono con il “comportamento provocatorio ed ignorante dei clan arabi”. Così nel palazzo alla periferia di Gottinga monta la tensione e alcuni giornalisti sono stati addirittura presi di mira con lanci di frutta e verdura. Le famiglie di origine kosovara giurano che non c’è mai stata nessuna festa e che il paziente zero non sarebbe un musulmano.
Il virus però sembra avere già iniziato la sua corsa. Altri 250 test, infatti, sono previsti per il personale e gli ospiti di una casa di riposo della città, dopo che un impiegato della struttura è risultato positivo al virus.
il giornale.it