Lo scienziato contro gli esperti: “Virus mutato, modelli sballati”
Origine temporale del virus ipotizzata già a partire da ottobre 2019. Previsioni basate su modelli matematici sballati ed evidenze scientifiche di un virus attenuato.
Un post su Facebook del virologo Guido Silvestri, lo scienziato italiano che insegna alla Emory University di Atlanta, scardina tutte le certezze messe sul tavolo nelle ultime settimane da illustri esponenti sia del Comitato Tecnico scientifico sia dell’Istituto superiore di Sanità. Sin dall’inizio dell’emergenza la voce della scienza e degli esperti non è stata univoca. In Italia non c’è dubbio che alla fine abbia prevalso l’orientamento più rigido rispetto al lockdown e alle misure di prevenzione. Ora le parole di Silvestri mettono in dubbio l’effettiva utilità ad esempio della chiusura delle scuole.
Silvestri sottolinea come i numeri evidenzino una diminuzione sia dei ricoveri sia dei casi attivi totali. Eppure ricorda Silvestri: «Oggi (ieri ndr) è il fatidico 8 giugno, quello che se non stavamo attenti avremmo avuto 151.000 malati in terapia intensiva e invece sono 286». Insomma a distanza di 34 giorni dalla prima apertura in maggio «non c’è alcun segno di quel ritorno della pandemia che certi esperti davano per scontato». Per il virologo le scelte sono state troppo condizionate da modelli matematici in base ai quali con la riapertura l’epidemia sarebbe riesplosa. Silvestri ricorda che se alcuni scienziati prefiguravano il disastro con le riaperture, altri, più ottimisti, avevano ipotizzato che il virus avrebbe avuto un andamento stagionale e che dunque non c’era motivo di temere «una catastrofe estiva». E visto che ora i fatti hanno dato ragione a questi ultimi per Silvestri non soltanto si deve ammettere che quei modelli erano «inadeguati a prevedere l’andamento reale dell’epidemia» ma che per rispetto «dei cittadini italiani che per mesi hanno compiuto sacrifici durissimi» si deve promettere che «tali modelli non saranno più usati per prendere decisioni politiche.
Il virologo poi affronta la questione della mutazione del virus che sarebbe diventato meno aggressivo, ovvero si starebbe comportando come tutti gli altri virus. Da almeno un paio di settimane anche in Italia si sono levate voci in questo senso. Tra le altre quella del presidente dei virologi di Brescia, Arnaldo Caruso, che ha annunciato di aver isolato una variante meno aggressiva.
Silvestri cita un articolo dell’Istituto di Genetica di University College of London che to arriva a due importanti conclusioni che correggono molte delle affermazioni fino ad ora fatte sul coronavirus. La prima, scrive Silvestri «è che l’origine temporale del virus può essere stimata tra il 6 ottobre ed il 11 dicembre 2019». Molto prima quindi della fine di dicembre quando sono segnalati i primi casi del mercato di Wuhan. Quindi se così fosse i numeri e le curve epidemiologiche di Covid 19 fornite dalla Cina a tutti gli organismi di sorveglianza epidemiologica internazionali compresa l’Organizzazione mondiale della sanità sarebbero sballati.
Proprio su questi numeri ricorda Silvestri si sono basati molti modelli compreso quello dell’Imperial College di Londra, che tra l’altro ritiene che l’Italia con il lockdown abbia evitato almeno 38mila decessi in più. Modelli sui quali si è basata la scelta della chisura totale e dello stop agli spostamenti.
E poi la seconda conclusione: l’evoluzione di Sars-CoV-2 nelle diverse parti del mondo è «caratterizzata da alti livelli di omoplasia», il fenomeno per cui un virus muta in modo indipendentemente simile in diverse aree geografiche. Tesi a favore dell’ipotesi di «un rapido, progressivo e convergente adattamento del virus all’ospite umano». E visto che «la letalità cruda diminuisce col tempo in ogni sito epidemico», solo degli «analfabeti della virologia possono tacciare di pseudo-scienza l’ipotesi secondo cui la virulenza del virus si sia attenuata», conclude Silvestri.
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