CasaPound è una barricata ideale. Non il luogo del privilegio
Roma, 8 giu – CasaPound è stata fondata su una provocazione (i “fasci” che occupano) e la polemica è la cifra stessa della comunità che negli anni si è fatta movimento. Gli attacchi politici, gli accanimenti giudiziari, il racconto mediatico distorto, da sempre sono pane quotidiano per chi si oppone – esprimendo un certo radicalismo sia nel pensiero che nella prassi politica – ad una società ogni giorno più appiattita sul pensiero unico. C’è però un’accusa che tra le tante risulta più odiosa e infame, che si è fatta strada solo in questi ultimi anni, di pari passo con l’affermazione dei 5 Stelle: quella del privilegio. La narrazione semplificata dei pentastellati nei confronti dei “politici abusivi e privilegiati”, è stata semplicemente replicata nei confronti dei “fascisti abusivi e privilegiati”. E anche in questo caso saranno l’”honestà” e la “legalità” a ripristinare messianicamente la giustizia contro “la prepotenza”.
Il danno erariale che non c’è
Sì perché a sentire Virginia Raggi e soci gli occupanti dello stabile di via Napoleone III numero 8 a Roma sarebbero sostanzialmente dei “ladri”, che starebbero sottraendo un bene alla comunità. Una semplificazione estrema e fuorviante, che non prende in considerazione una miriade di fattori. Il primo è lo stato del palazzo al 26 dicembre 2003, giorno dell’occupazione: abbandonato da anni, semi-fatiscente, colonizzato dai piccioni. E con un futuro piuttosto incerto, visto che lo scenario più probabile sarebbe stato quello di rimanere vuoto ancora per anni. Nonostante questo la Corte dei Conti ipotizza un danno erariale di 4,6 milioni di euro, una cifra monstre giustificata con l’ipotetico affitto di 18 appartamenti a 1500 euro per 15 anni circa.
Non viene calcolato che nel 2003 non esisteva alcun appartamento, ma solo vecchi uffici abbandonati e ormai impossibili da ristrutturare a causa delle nuove norme di sicurezza. Così come non vengono presi in considerazione i lavori di muratura, elettricità, tinteggiatura, manutenzione, la riconversione dei locali da uffici ad appartamenti, la creazione ex novo di una nuova colonna fognaria, la gestione stessa dell’impianto fognario, la riattivazione e la gestione dell’ascensore, la creazione di una sala conferenze, di una sala prove musicale, la pulizia continua e la guardiania per tutti questi anni. Questo solo sul piano materiale-strutturale.
Il valore sociale e culturale dell’occupazione
C’è poi l’aspetto sociale dell’occupazione. Tra le famiglie italiane in difficoltà che abitano in via Napoleone III ce ne sono diverse originarie proprio del rione Esquilino, alle quali a fare gratuitamente il trasloco furono proprio i militanti di CasaPound. Famiglie alle quali non è stato chiesto né il “pizzo” come accade nelle occupazioni rosse, né di partecipare obbligatoriamente alle manifestazioni e all’attività politica. In via Napoleone III numero 8 non esistono nemmeno le chiavi del portone, visto che l’occupazione vive sul volontariato dei militanti che da 16 anni mandano avanti la baracca, con turnazioni, pulizie, eventi. Gratis. Non è il “regno privato” di qualcuno, ma un luogo aperto agli italiani: pronto a stipare tonnellate di aiuti in ogni emergenza, come per i terremoti dell’Aquila, dell’Emilia o del centro Italia, ma anche durante questa emergenza Covid-19 con centinaia di italiani in fila in attesa di un aiuto. Per non parlare dell’assistenza legale gratuita e le altre decine di iniziative sociali gratuite sempre a disposizione dei cittadini.
Nel cuore di una delle zone più degradate della Capitale, quella adiacente alla stazione Termini, dominio di sbandati e micro-criminalità, lo stabile di via Napoleone III numero 8 ha sempre rappresentato l’ambasciata d’Italia all’interno del “rione multietnico”, un punto di riferimento culturale dove sono stati organizzati centinaia di eventi gratuiti, tra conferenze, concerti e rappresentazioni teatrali. Con l’obiettivo anche si rompere gli schemi e superare gli steccati ideologici, visto che a CasaPound hanno parlato ex brigatisti come Morucci, attivisti Lgbt come Paola Concia, giornalisti di sinistra come Sansonetti, Mentana o Formigli solo per citare i casi più noti.
Emergenza abitativa e Mutuo Sociale
Sul piano politico, prima ancora della nascita del movimento nel 2008 e della parziale trasformazione in “partito” (elezioni 2013), CasaPound ha provato ad offrire soluzioni concrete all’emergenza abitativa. Non solo dando una casa a quelle famiglie italiane che non potevano permetterselo, ma anche creando proposte di legge come il Mutuo Sociale, che potrebbe rappresentare una risposta quasi definitiva all’emergenza abitativa romana ormai trasformatasi in una costante degli ultimi trent’anni. Ma per Virginia Raggi il contrasto all’emergenza abitativa non è mai stata una priorità; perché puntare il dito contro i “palazzinari” che dal dopoguerra fanno il bello e il cattivo tempo nella Capitale, quando puoi far passare come privilegiate una bidella e una maestra d’asilo monoreddito che guadagnano meno di 20 mila euro lordi l’anno? Perché di questo stiamo parlando, questi sono i “privilegiati” che compaiono nelle inchieste di Espresso e Fatto Quotidiano.
Inutile poi anche soffermarsi sull’ossessione della Raggi per CasaPound, sul disinteresse della “sindaca” per le altre 80 occupazioni rosse di Roma. Il ripristino della legalità vale solo “a destra”, visto che la stessa Virginia prima di arrivare allo scranno più alto del Campidoglio collaborò con diverse occupazioni di estrema sinistra. Proprio in quell’area cerca di recuperare qualche consenso, portare a casa il punto dello sgombero di CasaPound, in vista di una campagna elettorale tutta in salita a causa di una gestione falimentare. In quest’ottica vale tutto, anche far passare per “ladro” e “privilegiato” chi da quasi vent’anni mette in gioco tutto per difendere il proprio popolo.
Davide Di Stefano