La giravolta di Guccini: “Mai stato comunista, leggevo i libri del missino Pisanò”
Dopo le offese e le provocazioni ai due leader di destra, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, per i quali Francesco Guccini, il 25 aprile, arrivò a evocare piazzale Loreto, oggi è il giorno della giravolta spaziale. Della presa di distanza dal Pci, per il quale il cantante emiliano sostiene di non aver mai votato. Ma non per i partigiani, anche se per loro confessa di aver avuto sempre una predilizione in una intervista ad Aldo Cazzullo, sul Corriere della Sera, in occasione dei suoi 80 anni.
«I partigiani? C’era di tutto. Un’amica mi mostrò il tavolo bucherellato dai proiettili con cui una banda di irregolari aveva ucciso suo padre, comandante partigiano: arrivarono, bloccarono il paese, Gaggio Montano, assediarono la caserma dei carabinieri, spararono. Fu una guerra civile, ne accaddero di tutti i colori. Intendiamoci: io ho sempre tifato per i partigiani, preferivo i libri di Bocca a quelli di Pansa; però ho sempre approfondito anche le testimonianze dell’altro fronte, ho letto i libri di Pisanò».
Lo storico revisionista, colui che insieme a Gianpaolo Pansa ha raccontato i crimini dei partigiani, dunque, quel Giorgio Pisanò che per anni è stato emarginato e boicottato dalla storiografia di sinistra.
Guccini contro Salvini e Meloni
Il cantante, poi, sulle sue offese a Meloni e Salvini, se la cava così. «Hanno la coda di paglia: subito hanno pensato a piazzale Loreto. Ma io non avevo intenzioni malevole. Mi basta mandare Salvini al mare con il mojito, e restituire Berlusconi alle sue tv e alle sue fidanzate. Nel frattempo la Meloni potrebbe spezzare le reni alla Grecia».
Poi Guccini confessa di votare Pd, di gradire Conte, di aver mollato i grillini, di stimare Papa Francesco e sostiene di aver sempre votato per il partito socialista,. Non il Pci?
“Mai stato comunista”
«Non sono mai stato comunista. Tutti credono che lo sia; ma non è vero. Anche Igor Taruffi, il consigliere regionale di Liberi e Uguali cui ho dato due volte l’endorsement, era convinto che fossi comunista; quando gli ho rivelato la verità ci è rimasto malissimo. Mi viene da dire, come a quei razzisti che sostengono di avere molti amici di colore, che ho molti amici comunisti. Ma lo stalinismo non poteva piacere a uno come me: libertario, azionista. I miei eroi sono i fratelli Rosselli e Duccio Galimberti, che in realtà si chiamava Tancredi: Tancreduccio. Semmai, lo dico con grande ritegno, mi sentivo anarcoide. Avvertivo il fascino dell’anarchia, dal punto di vista romantico più che reale».