Silvia Romano “salvata dallo Stato, mio marito tradito e ucciso”. La vedova di Failla accusa: cosa non torna nei due sequestri
Lo Stato italiano ha salvato Silvia Romano, pagando un riscatto, ma ha tradito Salvatore Failla, rapito anche lui in Africa e ucciso dai terroristi il 2 marzo del 2016. Non era un volontario di una Ong o di una Onlus, e forse questo mediaticamente ha pesato. Era uno dei operai della Bonatti sequestrati in Libia per motivi di estorsione. Lui e Fausto Piano sono stati ammazzati, gli altri due colleghi sono tornati a casa sani e salvi. Ma la moglie di Failla, Rosalba Castro, punta il dito contro il governo in carica all’ora, quello di Matteo Renzi.
L
o Stato non ha fatto abbastanza, spiega a Repubblica la vedova, “oggi lo penso più che mai”. Sotto accusa i “lunghissimi tempi del rapimento durante il quale chi, in Italia, doveva occuparsi della sua liberazione non ha fatto altro che temporeggiare. Eppure sapevano dove era tenuto prigioniero mio marito. Ci hanno imposto il silenzio assoluto anche dinanzi alle ripetute telefonate che ricevevo dai rapitori, senza darci alcuna informazione in merito. Eppure, loro dovevano essere coscienti che prolungare un rapimento significava aumentare le possibilità di un tragico epilogo, come difatti poi è accaduto. Ogni giorno mi tormento di dubbi: e se avessi disobbedito? Se avessi parlato? Magari Salvo ora sarebbe vivo”. Non solo: “Durante il periodo del rapimento ci sono stati diversi bombardamenti contro alcuni gruppi di terroristi. Penso che lo Stato avrebbe dovuto attivarsi maggiormente nel creare un dialogo internazionale per evitare questi pericolosi attacchi nelle zone in cui sapevano essere nascosti come prigionieri dei cittadini italiani. Purtroppo non è stato fatto”. Il governo e le autorità hanno taciuto anche sulla trattativa per il riscatto: “Il governo ci promise che saremmo stati convocati per avere spiegazioni, ma purtroppo non ci ha mai convocato nessuno. Io, però, non mi arrendo”. Finora gli unici condannati dalla giustizia sono i vertici dell’azienda per le mancate misure di sicurezza dei propri dipendenti, ma è una giustizia monca. “Sapere cosa è successo in Libia, solo allora potremo dire che è stata fatta giustizia. Il nostro non è un dolore privato. La morte di Salvo è una faccenda di Stato”.