Veneto, l’annuncio di Zaia : “Stop all’obbligo della mascherina per strada”
Roma, 29 mag – Il governatore del Veneto Zaia fa «tirare il fiato» ai suoi concittadini: letteralmente, annunciando lo stop all’obbligo di mascherine all’aperto in Regione. Lo ha dichiarato oggi presentando una nuova ordinanza in vigore fino al 15 giugno, come il Dpcm. Scompare quindi l’obbligo di indossare la mascherina per strada, fatta eccezione per i luoghi pubblici dove vi sono assembramenti, o dove non è possibile mantenere il debito distanziamento. Resta l’obbligo nei luoghi chiusi. «Da lunedì la mascherina la porti nei luoghi chiusi, in bar e nei ristoranti o dove c’e’ assembramento, il che significa che quando vai a camminare non la usi, ma te la porti dietro che se incontri qualcuno la puoi indossare» ha spiegato Zaia.
Via libera anche alla riapertura, dal primo giugno, delle strutture termali, delle spa e di tutti i servizi per bambini e adolescenti. «Anche qui abbiamo risolto un vulnus del Dpcm – annuncia il governatore – dicendo che chi ha la gestione del centro estivo per bambini semplicemente notifica l’apertura della sua attività impegnandosi ad applicare le linee guida». Semaforo verde anche per le riunioni con grigliate: «nell’area privata una persona può organizzarsi la grigliata, ovviamente se non si è tra conviventi deve esserci un minimo di salvaguardia e di distanza».
Zaia ha presentato il bollettino del contagio odierno, illustrando che «i casi di positività al coronavirus in Veneto sono 19.134, 9 in più rispetto a ieri». In calo «le persone in isolamento, i ricoverati e le terapie intensive», nelle quali «si registra una diminuzione di 3 unità anche per quanto riguarda le terapie intensive che ad oggi sono 31».
Per quanto riguarda l’apertura delle Regioni, Zaia ribadisce il suo «no alle aperture a macchia di leopardo, capisco la preoccupazione di qualche collega ma abbiamo la necessità di aprire tutti assieme». E si dice ottimista sull’andamento della curva di contagio: «Tutte le esperienze dimostrano che la curva delle infezioni è sempre la stessa: vi sono 70-80 giorni di fase acuta che poi va a scendere e quindi spero proprio che si possa aprire tutti assieme, anche a livello europeo», ha spiegato.
«Non possiamo accettare che la Svizzera consideri gli italiani degli appestati, e la Croazia vada su questa strada: Non possiamo essere consideri il lebbrosario d’Europa solo perché in Italia il virus è arrivato prima che in altri Paesi europei», ha ribadito. «Il problema è che ormai siamo ai tempi supplementari, di corridoi turistici se ne parla da settimana, e non è stato fatto nulla: è necessario che si muova la nostra diplomazia, il ministero degli Esteri si deve far sentire e ci deve essere una regia Europa che finora è mancata: mi rifiuto di pensare che si possa pensare ad aperture a macchia di leopardo in Europa: è scandaloso», ha concluso.
Cristina Gauri