Ecco l’effetto della sanatoria: assembramenti al consolato Senegal
Altro che divieto di assembramenti. Per due giorni, a Milano, il consolato della Repubblica del Senegal alese di viale Certosa è stato preso d’assalto da decine e decine di persone, che si sono accalcate sul marciapiede per fare la fila.
Nel nome del caos e senza rispettare la distanza minima di sicurezza intrapersonale di almeno un metro.
Forse anche in centinaia hanno raggiunto in massa il consolato per sbrigare pratiche congelate nel lockdow oppure per avviare le pratiche di regolarizzazione, in seguito alla sanatoria degli immigrati e dei lavoratori irregolari varata dal governo giallorosso e fortissimamente voluta dalla ministra renziana dell’Agricoltura Teresa Bellanova. Una sanatoria che di fatto regolarizza i clandestini per un periodo di tempo pari a sei mesi, permettendo loro di ottenere appunto il permesso di soggiorno e di lavoro, per andare a lavorare come braccianti regolari nei campi agricoli della Penisola, dove c’è bisogno di manodopera.
Si poteva immaginare che come conseguenza della sanatoria i consolati di molti Paesi stranieri potesse essere chiamati agli straordinari, ma quello che è successo alla periferia nord-ovest di Milano non va certo bene in ottica di sicurezza anti-covid: il marciapiede si è trasformato in fiumana e anche la strada non è stata risparmiata. Ovvie e tante le segnalazioni dei residenti, dal momento che tra i senegalesi in coda (dalle foto però indossano le mascherine), non era rispettata la distanza, anzi.
Non a caso, su segnalazione degli abitanti, sono intervenute le forze dell’ordine meneghine, che hanno cercato di disperdere la folla, invitando al rispetto della distanza di sicurezza. Per qualche minuto, dunque, le cose sono state sistemate e la fila di senegalesi è stata allungata per creare spazio. Ecco, peccato però che il giorno seguente fuori dal consolato senegalese ci fosse ancor più gente e nessun poliziotto o “ghisa” a monitorare l’afflusso. E senza controlli sul marciapiede e su una fetta di strada di viale Certosa 187 si è creato, per ore (o meglio giorni), un vero e proprio assembramento.
“Non credevo ai miei occhi, c’era il caos, in barba alle regole anti contagio”, il commento-denuncia di una residente riportato da Il Giorno. Ma quel caos, purtroppo, non si è registrato solamente in via Certosa davanti al consolato del Senegal: scene simili, infatti, si sono viste anche in via Martignoni, in zona Melchiorre Gioia, davanti alla sede del consolato del Marocco.
il giornale.it