Pd e M5S senza ritegno: sottobanco preparano l’ammucchiata con la “benedizione” di Enrico Letta
Lo schema è sempre lo stesso: Pd e M5S alleati, costi quel che costi. L’importanza è sommare i voti e cercare di spuntarla alle elezioni. La poltrona val bene un’ammucchiata, poco importa che i cosiddetti democratici e i pentastellati non abbiano niente in comune. Tranne, s’intende, la fame di governo. Le regionali sono alle porte, non si possono rischiare altre stangate. Le sconfitte bruciano e chissenefrega se questa è una beffa per gli italiani.
Pd e M5S, la recita: uniti contro i “mostri”
Ecco allora i primi ammiccamenti. Le indiscrezioni dicono che tutto sia già stato deciso a tavolino. Ma i vertici dei due partiti non possono ancora annunciarlo. Devono in qualche modo far ingoiare l’intesa all’elettorato. La tattica non cambia, la “missione” è – tanto per non cambiare – quella di sconfiggere il centrodestra. Dall’altra parte ci sono i “mostri”, i sovranisti. Quindi alzare il muro è un obbligo.
Franceschini lancia il primo sasso
Ci pensa Dario Franceschini a mettere la prima pietra. «È da molto tempo che lo sostengo», dice ad Affaritaliani.it. «L’intesa di governo tra Pd eM5S deve sfociare in un’alleanza permanente. Naturalmente le decisioni non devono essere calate dall’alto». Poi la conferma: «Va valutato caso per caso, ma la prospettiva è quella», aggiunge il ministro dei Beni culturali.
Favorevole anche Enrico Letta
Arriva la “benedizione” di Enrico Letta. «Se continua questa posizione di Salvini e Meloni che sono gli unici leader fuori da qualunque ragionamento europeo, credo che la linea di Franceschini non abbia grande alternativa». In questo modo ha trovato anche la “scusa”. Che sa di ulteriore presa in giro.
Calenda risponde per le rime
La prima reazione è di Carlo Calenda. Su Twitter il leader di Azione non si lascia sfuggire l’occasione per dare un’altra bastonata agli ex amici del Partito democratico. «Dario Franceschini è chiaro», scrive. «Quella tra Pd e M5S non è un’alleanza tattica ma strategica. Non serve per disarcionare Salvini, ma per costruire un nuovo polo che io considero populista. Noi di Azione siamo e saremo alternativa a questo polo e a quello sovranista».
Pd e M5S, niente di nuovo sotto il sole
Niente di nuovo. Non a caso Dario Franceschini accarezza da tempo l’idea di un matrimonio infinito di Pd e M5S. Per lui è una vera e propria scelta di campo. Il ministro è stato tra i più attivi nel creare il “Conte bis” edificando una maggioranza rossa e gialla. E l’ammucchiata garantisce le furbate alla Bellanova sull’immigrazone così come l’autoesaltazione in diretta tv.