Giovani medici voltano le spalle al Parlamento: “Tanti decreti, poche risorse”
Roma, 27 mag – “Manichini con il camice bianco accoltellati alle spalle, per far capire al Governo che siamo stufi e stanchi”. Così i giovani medici e gli studenti di medicina, scesi in piazza stamani a Roma, spiegano il motivo della loro manifestazione. Una protesta choc, dal valore fortemente simbolico ma che non tralascia affatto richieste esplicite nei confronti dell’esecutivo giallofucsia. I giovani camici bianchi hanno annunciato ieri che la protesta non si fermerà a Roma, ma nei prossimi giorni ci saranno flash mob anche in altre città italiane. “La nostra mobilitazione non si fermerà domani, anzi, proseguirà secondo future indicazioni presso le sedi delle Regioni in ogni parte d’Italia, per chiedere un successivo sforzo nell’aumento delle borse di competenza regionale”, si legge nella nota dei giovani medici.
La richiesta: più posti in specializzazione
“Puntiamo il dito contro l’assoluta assenza di provvedimenti che risolvano definitivamente le annose problematiche sull’accesso alle scuole di medicina e chirurgia – tuonano i giovani camici bianchi – prevedendo un maggior numero di posti rispetto a quello attuale e che cancellino l’imbuto formativo che di fatto limita l’accesso ad una Scuola di Specializzazione, titolo obbligatorio per poter partecipare ad un concorso pubblico. È inaccettabile l’indifferenza di fronte alla qualità formativa dei medici specialisti, dimostrata con l’aumento di soli 4.200 contratti formativi, un numero a nostro avviso insufficiente perché oltre a non configurarsi come concreta soluzione all’imbuto formativo e alla carenza di medici specialisti lascia invariato il rapporto borse/candidati rispetto a quanto previsto per il 2019”. Ecco perché stamani i giovani medici, in Piazza Montecitorio, hanno deciso di voltare le spalle al Parlamento.
“E’ ora di cambiare. Nei tanti decreti non ci sono le risorse per aumentare a sufficienza le borse di specializzazione e dare un futuro a oltre 6 mila colleghi disoccupati o sottooccupati. L’emergenza Covid e il sacrifico dei medici sono già un ricordo”. A dirlo, all’Adnkronos, è Pierino Di Silverio, responsabile nazionale Anaao giovani, una delle 11 sigle che stamani hanno deciso di unirsi per rimarcare l’inadeguatezza degli interventi governativi. “In tutti i decreti che sono stati emanati, i fondi stanziati per l’aumento delle borse di specializzazione alla fine venivano eliminati dalla famosa ‘manina’ – spiega Di Silverio – l’ultimo decreto prevede 4.200 posti in più, che vanno bene ma non sono una risposta e poi serve anche una riforma del sistema post laurea. Perché come evidenziato da diversi studi, il 55% delle università italiane non è in grado di erogare una formazione adeguata”.
I giovani camici bianchi e gli studenti universitari di Medicina, non nascondono insomma il proprio malcontento. “Non occorre creare altri tavoli o commissioni ‘ad hoc’ che sappiamo come finiscono, basta modificare una legge: la 368 del 1999. Dove sono evidenziati i vari meccanismi per il fabbisogno, è su questo che vanno fatti cambiamenti. Si devono aumentare i fondi per le borse e modificare anche gli organismi di controllo”, dice ancora Di Silverio.
Alessandro Della Guglia