Palamara parlava anche con il giudice che indagava su di lui

Le chat con cui il pm Luca Palamara attaccava il leader della Lega, Matteo Salvini, hanno scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora.

Secondo quanto riferito dal quotidiano La Verità, tra coloro che comunicavano con Palamara, sia tramite l’applicazione Whatsapp che mediante chiamate vocali, c’era anche il procuratore di Perugia, Luigi De Ficchy. Quest’ultimo, fino al giugno 2019, ha tra l’altro condotto un indagine proprio sul pm Palamara.

Riavvolgiamo il nastro e cerchiamo di mettere insieme tutti i tasselli del mosaico. I contatti della chat depositata agli atti prendono il via il 6 febbraio 2018. Quel giorno la Procura di Roma arresta Fabrizio Centofanti, un imprenditore amico sia di De Ficchy che di Palamara. Tutto si interrompe il 15 giugno 2018, quando l’informativa riguardante i rapporti tra lo stesso Palamara e Centofanti era già arrivata a Perugia.

Le conversazioni e la difesa di De Ficchy

Ebbene, in un’intercettazione telefonica risalente al 16 maggio 2016, Palamara parla con il pm Steafno Fava ed etichetta De Ficchy come un “telecomandato” nonché “influenzabile” per via dei suoi presunti rapporti con alcuni personaggi coinvolti in varie inchieste. Stiamo parlando del commercialista Maurizio Sinigagliesi, nome citato da Fava nell’intercettazione, e, appunto, Fabrizio Centofanti, presunto corruttore di Palamara.

Fava chiede a Palamara “fino a quanto si è lasciato coinvolgere su questa cosa”, riferendosi a De Ficchy. La risposta del pm è chiara ed emblematica: “Totale, e te lo sto dicendo, totale De Ficchy conosce benissimo Fabrizio”. In un altro passaggio, si parla dell’arresto di Centofanti: “De Ficchy, dall’8, quando lo avete arrestato, quel febbraio del 2018, veniva ogni venerdì [] per parlarmi”.

Il pm spiega nel dettaglio: “In prima di Genar (fonetico) e poi di Centofanti e del perché lo avevano arrestato e perché è una brava persona e tutto quanto [] e poi mi rompeva sempre che voleva, ti ho detto, quelle carte da Tivoli, che lo riguardavano [] carte che io gli do va bene?”. Il riferimento è a un’inchiesta giornalistica riguardante una fuga di notizie.

I contatti tra Palamara e De Ficchy proseguono fino al 15 giugno. Il procuratore di Perugia risponde di non ricordare i tempi e che comunque “questo non significa niente”. Alla domanda del perché intratteneva rapporti così intensi con Palamara, De Ficchy risponde che “era un collega, è normale che ci siano state delle conversazioni. Lui aveva rapporti con tutto il mondo. In certi uffici è normale. Adesso pure questo diventa un problema?”.

In merito alla presunta chiacchierata sull’inchiesta di Perugia, De Ficchy perde la pazienza: “Sicuramente non è stato informato da me. Mi perdoni, chiudiamo questa conversazione, lei parla con De Ficchy, se lo ricordi”.

il giornale.it

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