“Si sono dimenticati di noi”. L’ira degli agenti ‘traditi’ dal M5S
Quelle celle negli anni ’70 ha fatto la storia d’Italia. Dietro le sbarre del supercarcere di Trani sono passati Vallanzasca, Curcio, i capi delle Br, i terroristi neri e rossi.
Diversi nomi di ‘Ndrangheta e Camorra. La chiamano la “sezione Blu” e com’era cinquanta anni fa, così è sostanzialmente rimasta. Stanze singole, il water al centro della cella e docce “da far paura”. Un totale degrado. Qui lavorano decine di poliziotti, “in condizioni igienico sanitarie fatiscenti”, e vivono circa 200 detenuti. La proteste degli agenti vanno avanti ormai tempi, più o meno inascoltate. Due anni fa però si era acceso un lume di speranza: l’ex direttrice del carcere, Angela Anna Bruna Piarulli, è stata eletta senatrice per il Movimento Cinque Stelle. “Pensavamo ci sostenesse – dice al Giornale.it Federico Pilegatti, segretario regionale del Sappe – e invece in tutto questo tempo non si è spesa per noi”.
Il “tradimento”, così lo considerano i poliziotti, brucia eccome. Soprattutto perché tra qualche giorno verrà concluso il nuovo padiglione del carcere e ancora non si sa se ci finiranno i detenuti della “sezione Blu” o nuovi condannati. “Dopo due anni nessun intervento concreto a favore delle carceri pugliesi e di quello di Trani è stato posto in essere”, dicono i sindacalisti, “nonostante il ministro della Giustizia Bonafede sia della stessa parte politica” della grillina Piarulli. Le richieste alla senatrice sono chiarissime: la chiusura di quel reparto “ai limiti della dignità umana”, il trasferimento dei detenuti nel nuovo padiglione e l’invio di un “adeguato numero di poliziotti, almeno 50, per assicurare la correttezza dei servizi”. “Chi meglio dell’ex direttrice di Trani conosce il carcere di Trani? – si chiede Pilegatti – Il ministro è anche della sua parte politica, hanno una grossa predominanza in Parlamento. Insomma: poteva interagire…”. Invece nulla. L’accusa viene messa nera su bianco in un comunicato di fuoco: “La nuova senatrice, che da direttore si lamentava della ‘sezione Blu’, della carenza di poliziotti, del grave sovraffollamento di detenuti che vede la regione Puglia tra le più disastrate della nazione, nel momento in cui poteva dare una mano concreta al sistema penitenziario regionale e locale, è scomparsa per poi riapparire solo per qualche fugace intervento di passerella e rappresentanza”. Insomma, senatrice “batta un colpo”, altrimenti “tradirà non solo tutti noi, ma il suo stesso passato”.
Le critiche arrivano in un peridoto travagliato per il M5S, finito nella bufera per la gestione delle carceri sotto la guida di Bonafede. In Puglia ne sanno qualcosa, visto che Foggia è stato il teatro della più grande fuga di massa a memoria di poliziotto. Pilegatti lo ricorda come fosse ieri: “Quello che è successo l’8 e il 9 marzo non l’avevo mai visto, neppure nei film dei narcos del Sudamerica: i detenuti hanno dimostrato che quando si mettono insieme, possono fare qualsiasi cosa”. Poi c’è la questione scarcerazioni dei boss mafiosi, altro tasto dolente. “Sicuramente Bonafede quando è arrivato ha fatto tante promesse”, conclude Pilegatti. “Tutti i sindacati nazionali della polizia penitenziaria che hanno fatto più di un documento per lamentare, prima e dopo le rivolte, questa mancanza di attenzione da parte del ministro verso le problematiche penitenziari. Prima aveva detto che si sarebbe interessato delle carceri, poi se ne è dimenticato”.
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