Matteo Salvini e la chat dei magistrati Palamara e Auriemma. Il penalista Biscotti: “Attentato agli organi costituzionali”
Non è solo una chat privata. Gli insulti a Matteo Salvini rivolti tra Luca Palamara, ex membro del Csm, e il capo della Procura di Viterbo Paolo Auriemma (il leader della Lega “va fermato”, parola di Palamara) secondo l’avvocato penalist Valter Biscotti sono “un fatto gravissimo”. Di più: un attentato agli organi costituzionali.
“In altri casi, per molto meno, si sono aperte inchieste straordinarie di grande rilevanza mediatica – sottolinea l’uomo di legge al Giornale -. Ricordo solo quando in quelle due parole di molti anni fa Pacini Battaglia disse: Quei due mi hanno sbancato. Solo da quella frase sono nate decine di migliaia di pagine. Poi si è accertato che diceva sbiancato. Anche da poche parole si possono intravedere principi di condotte illecite. In questo caso le parole sono gravissime”.
Quando Palamara ha pronunciato quelle parole, ricorda Biscotti, “Salvini era un ministro” e lo stesso pm “un magistrato potente”. Per questo quelle frasi “sottintendono delle possibili condotte che sono gravissime perché dire bisogna attaccarlo significa che un magistrato attacca un politico solo con azioni giudiziarie. Ovvero che da parte di un organo costituzionale ovvero una parte di magistratura c’è la volontà di fare politica attraverso le inchieste giudiziarie”. Un sospetto che va avanti da anni, con vari protagonisti e vittime, e che quella chat metterebbe dunque nero su bianco. “A questo punto – conclude l’avvocato – tutti hanno diritto di sapere quali sono le modalità della condotta di attacco a Salvini. Quali altri eventuali soggetti (colleghi di Palamara?) dovevano attuare la condotta di attacco al capo del Viminale?”.