Soros contro Salvini: “Vuole portare l’Italia fuori dall’Ue”
Nuova offensiva del finanziere George Soros contro il leader leghista Matteo Salvini. Dopo l’intervista concessa qualche giorno fa a IlSole24Ore, nella quale il fondatore dell’Open Society Foundations accusava l’ex ministro dell’Interno di voler portare l’Italia fuori dall’Ue e dall’euro, il magnate di origini ungheresi sferra un altro attacco a gamba tesa contro Salvini.
E’ molto “importante”, a detta del finanziere, la questione di come evitare che altri Paesi seguano la strada del Regno Unito. “Sono preoccupato in particolare per l’Italia. Matteo Salvini, leader della Lega, sta lavorando perché il Paese esca dall’euro e dalla Ue” ha sottolineato in un’intervista al quotidiano olandese De Telegraaf, come riporta l’agenzia stampa Adnkronos. “Fortunatamente – prosegue Soros -la sua popolarità personale è diminuita da quando ha lasciato il governo, ma il sostegno alle sue posizioni sta guadagnando slancio. Cosa sarebbe l’Europa senza l’Italia? L’Italia è stata il Paese più europeista. Gli italiani avevano più fiducia nell’Europa che nei loro stessi governi, per ottimi motivi, ma sono stati maltrattati durante l’emergenza profughi del 2015”.
L’Unione europea, ha poi aggiunto George Soros, “ha applicato le cosiddette regole di Dublino lasciando tutto il peso a carico del primo Paese in cui i profughi arrivavano, senza alcuna condivisione dell’onere finanziario. A questo punto gli Italiani scelsero in massa di votare a favore della Lega di Salvini e del Movimento 5 Stelle”. Sempre in riferimento al nostro Paese, il magnate spiega che “l’allentamento delle norme sugli aiuti di Stato” Ue, “che favorisce la Germania, è stato particolarmente iniquo nei confronti dell’Italia, già il soggetto più debole in Europa, e poi anche il più duramente colpito dalla Covid-19”. Tra i Paesi europei, l’Italia si dimostra, ancora una volta, al centro degli interessi del finanziere.
Come ricostruito da IlGiornale.it, l’attività in Italia del finanziere di origine ungheresi con ambizioni filantropiche, che si ispira al filosofo Karl Popper, è storia degli ultimi 30 anni. Amico di Romano Prodi, Soros diventa celebre nel nostro Paese durante il cosiddetto “mercoledì nero” del 16 settembre 1992, quando la lira italiana e la sterlina inglese sono costrette ad uscire dal Sistema Monetario Europeo (Sme) a seguito di una speculazione finanziaria da lui condotta attraverso il fondo Quantum. Quel giorno, lo “squalo” della finanza vende lire allo scoperto comprando dollari, costringendo così la Banca d’Italia a vendere 48 miliardi di dollari di riserve per sostenere il cambio e portando la nostra moneta a una svalutazione del 30%. Ora, attraverso la rete filantropica dell’Open Society Foundations, influenza attivamente la politica del nostro Paese.
Soros e la proposta dei bond perpetui
Nella medesima intervista Soros rilancia il suo cavallo di battaglia di queste settimane, ovvero la proposta di istituire dei bond perpetui per “salvare” l’Unione europea. L’emissione di bond perpetui, o Consols come sono chiamati nel mondo anglosassone dove esistono da secoli, era l’architrave della proposta della Spagna. Come suggerisce il nome, i bond perpetui non prevedono l’obbligo di rimborsare il capitale, ma semplicemente di pagare gli interessi. Anche se nell’Europa continentale sono relativamente poco conosciuti, ricorda Soros, i Consols “in Gran Bretagna sono stati utilizzati, tra le altre cose, per finanziare le guerre contro Napoleone e la Prima Guerra Mondiale, e negli Stati Uniti furono introdotti già intorno al 1870”.
“Come suggerisce il nome – afferma Soros -il capitale di un perpetual bond non deve essere restituito; vengono pagati solo gli interessi annuali. Un’emissione da mille miliardi di euro con tasso dello 0,5% costerebbe 5 miliardi all’anno di interessi”. I Consol, spiega, “potrebbero essere emessi in diverse tranche e verrebbero subito acquistati da investitori di lungo termine, quali le compagnie di assicurazione vita, che hanno bisogno di obbligazioni a lunga scadenza per controbilanciare le loro passività”.
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