Toghe in redazione. Sansonetti: «Con Palamara intercettati anche importanti giornalisti»
«È esplosa giornalistopoli». È così che Il Riformista battezza il probabile scandalo gemmato da “magistratopoli” sul quale indaga la Procura di Perugia. A chiamare Luca Palamara, leader di UniCost, la corrente “moderata” delle toghe infatti, non erano solo giudici in cerca di promozione al Csm, ma anche i cronisti di giudiziaria. Al momento nulla si sa della loro identità. Il quotidiano diretto da Piero Sansonetti allude a «grandi firme» del giornalismo giudiziario. «Curiosamente – chiosa – queste intercettazioni non vengono pubblicate sui giornali. Eppure, proprio i giornalisti intercettati sono gli stessi che di solito pubblicano, a loro firma, paginate intere di intercettazioni di politici».
Il direttore del Riformista: «È giornalistopoli»
Sansonetti parla di firme del Corriere della Sera, Repubblica, Stampa «e di svariati altri giornali». E azzarda che «giornalistopoli forse è peggio di magistratopoli». Insieme, spiega, «sono la vera casta». Nomi il direttore non ne fa. Per principio. Ma il suo editoriale qualche rivelazione la concede. «I giornalisti più importanti dei grandi giornali – vi si legge – parlavano con Palamara e partecipavano alle operazioni politiche in corso per determinare i nuovi equilibri nella magistratura». C’è anche un’intercettazione in cui il leader di UniCost ipotizza che «un importante giornalista sia legato ai servizi segreti». Per il direttore, «non è certo un delitto». Eticamente, però, «sarebbe una gran brutta cosa».
Sansonetti: «Pressioni per influenzare Repubblica»
Un’altra “perla” riguarda il piano concordato tra Palamara e il vicepresidente del Csm dell’epoca per scegliere la strada giusta per influenzare Repubblica. L’opzione è doppia: «Attraverso pressioni sulla cronista di giudiziaria o sul caporedattore». Nel dubbio, si apprende, «il vicepresidente del Csm si offre per parlare con Repubblica ad alto livello». Dalla vicenda, Sansonetti trae una conclusione amara. «Il giornalismo politico, in Italia – dice – , è del tutto subalterno al giornalismo giudiziario. E questo grazie alle grandi campagne moralizzatrici condotte dai giornali negli anni scorsi». Ancora: «Il giornalismo giudiziario, non tutto, certo, ma quasi tutto, è assolutamente eterodiretto e privo di indipendenza. E dunque non è più giornalismo».