Ora Conte lo ammette: “Permanenza lockdown incompatibile con Costituzione”

Roma, 21 mag – “Non possiamo tollerare la compressione dei diritti fondamentali se non nella misura necessaria a tutelare la salute. La permanenza di tali misure sarebbe irragionevole e incompatibile con i principi della Costituzione“. E’ quanto ammesso oggi dal premier Giuseppe Conte, durante l’informativa urgente sulla fase 2 alla Camera. Ma come? Dopo due mesi di chiusura totale, con limitazioni agli spostamenti e blocchi coatti di commercio e attività produttive, il primo ministro si accorge adesso che le misure restrittive sin qui imposte dal governo non erano propriamente conformi ai principi costituzionali? Eppure gli strenui difensori dell’operato di Conte hanno provato in tutti i modi a sostenere che lo erano, che non c’era alcuna legge che impedisse misure restrittive di tal fatta.

Una tardiva ammissione

Viceversa su questo giornale, già ad aprile, avevamo spiegato nel dettaglio perché i provvedimenti del premier atti a contenere la diffusione del coronavirus cozzavano, eccome se cozzavano, con la Costituzione poiché comprimevano illegittimamente l’esercizio di diritti e libertà fondamentali dei cittadini. Qualcuno obiettava però che queste limitazioni fossero necessarie in ogni caso, perché di fronte a una pandemia non si può andare troppo per il sottile. Taluni addirittura giustificavano le misure restrittive in modo tanto lapidario quanto incredibile, affermando che “la Costituzione è sospesa”. Piuttosto emblematico che a sostenere quest’ultima teoria fosse chi da sempre ritiene del tutto inappuntabile la Carta.

Le parole pronunciate oggi da Conte fugano dubbi e stracciano convinzioni, perché finalmente il primo ministro non nasconde l’evidenza: il lockdown si può ritenere incostituzionale. O almeno, attenendosi più esattamente a quanto detto dal premier, “prolungarlo è incompatibile con la Costituzione”. Interpretazione, quest’ultima, piuttosto bizzarra. Perché con tutta evidenza se c’è ancora l’emergenza (come afferma lo stesso Conte) è piuttosto arduo sostenere, da parte del governo, che fino al 18 maggio fosse legittimo il lockdown. Altra cosa, come detto, è ammettere candidamente di aver bypassato la Costituzione perché lo si riteneva indispensabile. Tuttavia a riguardo un’opportuna chiarezza, a ben vedere, non c’è mai stata.

Un fallimento tra i tanti

In ogni caso Conte, nell’odierna informativa alla Camera – dopo una serie di colpi di tosse e con l’opposizione che lo ha invitato a mettersi la mascherina – è riuscito forse per la prima volta ad ammettere anche un fallimento (tanto per non sbilanciarsi). Seppur in modo parziale e con tanto di classica giustificazione. “Devo  riconoscerlo in quest’Aula: troppo poco è stato fatto per le famiglie, complice anche un quadro di finanza pubblica che  continua a manifestarsi complesso a causa anche della pluralità di interventi necessaria a contenere i costi  socioeconomici del Covid-19″, ha dichiarato il primo ministro. Un fallimento tra i tanti, l’unico sin qui esplicitato da Conte. “Dobbiamo proseguire il lavoro già avviato in vista del  Family act, coordinato dalla ministra Bonetti, che ci potrà permettere di potenziare ulteriormente le misure economiche a  sostegno della famiglia e della natalità”. Il piano delle promesse che non tramonta mai.

Eugenio Palazzini

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