De Donno: “Siamo in mano a scienziati prezzolati. Dovevo alzare la voce prima”
Roma, 20 mag – Torna a parlare Giuseppe De Donno, pneumologo dell’ospedale Carlo Poma di Mantova e pioniere della plasmaterapia, da settimane al centro di numerose polemiche. La sua figura e la sua opera hanno infatti creato una forte spaccatura nell’opinione pubblica italiana, tra chi lo attacca sbeffeggiandolo o minimizzando i suoi risultati, e chi invece lo difende a spada tratta trasformandolo quasi in una bandiera.
De Donno e l’attacco agli “scienziati prezzolati”
In una intervista al settimanale Oggi in edicola torna tirare bordate: “Non sono arrabbiato. Sono infuriato. Ho due rimpianti. Dovevo iniziare ad alzare la voce prima, e in maniera più energica. Il mio era un dovere civico. Se tutto resta in mano a scienziati prezzolati non si va da nessuna parte. Quando parlo a un congresso, la prima slide che proietto riguarda il conflitto di interessi. Io non ne ho. Mi piacerebbe che i medici che vanno in tv facessero lo stesso”. De Donno non vuole farsi “arruolare” a forza nelle fila dei No Vax. “Sono per le vaccinazioni. E non avrei nulla in contrario se un giorno il plasma con gli anticorpi contro il Covid fosse elaborato industrialmente. Sono un medico e devo salvare la vita ai pazienti. Il resto non conta”.
Il coronavirus già a settembre?
De Donno ha poi parlato delle sue convinzioni sulle tempistiche della diffusione del coronavirus. Secondo lo pneumologo di Mantova l’arrivo del Covid-19 in Italia va retrodatato. “In Lombardia ci sono quattro ceppi di questo virus, e nessuno è identico a quello cinese“, afferma De Donno. “Sappiamo ancora poco… Io ho fatto uno studio sui casi di polmonite del mio reparto. Secondo me, i primi pazienti sono di fine settembre. Una forma aggressiva, che ha avuto uno stranissimo picco tra ottobre e novembre e che colpiva soprattutto gli adolescenti. Sono sicuro fossero riconducibili al coronavirus. Non riusciamo a capire come mai però la grande diffusione sia esplosa mesi dopo. Forse la prima ondata, quella dello scorso autunno, era causata da un ceppo meno contagioso”.
Davide Romano