Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri si converte al Ramadan. E non è neanche stato rapito
Forse ha preso spunto dalla vicenda tragica di Silvia Romano, la ragazza rapita e poi liberata dai tagliagole islamici previo compenso rivelatasi convertita, che si è precipitato ad omaggiare inscenando una surreale gara di selfie/opportunity col presidente del Consiglio. Ma, essendo Di Maio, ha virato nella dimensione a lui più consona, quella della commedia. Ha quindi preso carta e penna, e vergato una commossa lettera agli ambasciatori dei Paesi dell’Organizzazione della cooperazione islamica (tra cui l’Arabia Saudita e l’Iran, le teocrazie campionesse degli schieramenti sunnita e sciita, che su una cosa concordano: l’applicazione totalitaria della sharia) e ai rappresentanti delle comunità musulmane in Italia. Tema: i «valori del Ramadan», il mese sacro islamico che si sta avviando alla sua conclusione (il 23 maggio). Valori che, nonostante l’emergenza Covid, per fortuna «non sono venuti meno», esulta l’Imam Giggino. Non chiarendo dove, immaginiamo si riferisca alla scalcagnata Repubblica italica, pur sempre un Paese di ordinamento laico e di cultura cristiana. Ma sono dettagli, rispetto all’estasi coranica dell’ex bibitaro. Certo, un rimpianto ce l’ha: «La difficile congiuntura che stiamo attraversando non rende possibile quest’ anno consumare assieme il tradizionale pranzo d’Iftar».
Non parlarcene Giggino, sono giorni che tentiamo invano di farcene una ragione. Passi per i redditi volatilizzati, passi pure per le aziende che non riaprono, reggevamo perfino lo spettro della nuova povertà incombente su migliaia di famiglie, ma il pranzo d’Iftar no, è troppo. In ogni caso, questo del 2020 è «un Ramadan speciale», difficile, «ma non per questo», appunto, «sono venuti meno i valori che caratterizzano la sacralità di questo mese». Il muezzin pentastellato li celebra come segue: «La solidarietà, l’attenzione per chi si trova in difficoltà, il rispetto verso gli altri, la speranza». E noi prendiamo per buono, per carità (perdoni ministro, virtù cristiana, lapsus involontario), non abbiamo certo effettuato i lunghi e tormentati studi di Di Maio sulla teologia islamica. Ci permettiamo giusto qualche domanda da umilissimi cronisti, peraltro con l’aggravante di non aver nemmeno digiunato nella ricorrenza sacra. Durante il Ramadan si commemora «il mese in cui fu rivelato il Corano come guida per gli uomini e prova chiara di retta direzione e salvezza» per la prima volta a Maometto (Sura II, versetto 185). I «valori» del Ramadan cari a Di Maio, par di capire, sono i valori del Corano, in quanto bussola per la condotta dei buoni musulmani, peraltro non soggetto a interpretazione umana che non sia quella puramente letterale. Eccone di seguito qualche estratto: «Uccidete gli infedeli ovunque li incontriate». «Quando incontrate gli infedeli, uccideteli con grande spargimento di sangue e stringete forte le catene dei prigionieri». «Instillerò il mio terrore nel cuore degli infedeli; colpiteli sul collo e recidete loro la punta delle dita». Non vorremmo smorzare gli entusiasmi che accompagnano legittimamente ogni conversione, ma ci tocca annotare che il tono dominante non pare essere «la solidarietà» e «il rispetto verso gli altri», diciamo così. Come pure la seguente affermazione di Di Maio cozza con vaghe rimembranze liceali: «Il mio augurio è che questo periodo di Ramadan possa essere occasione per riscoprire il valore della persona». Valore cardine del cristianesimo, che compare solo con esso e che assume senso solo al suo interno, ci sembrava. Forse qui il neo-maomettano è caduto in momentanea confusione confessionale, e augurando ai nuovi compagni di fede di riscoprire la parola d’ordine principale di altri (in)fedeli potrebbe persino averli contrariati, ma garantiamo per lui, la sua folgorazione è sincera. Gli rimane solo un problema. «Abbiamo accolto l’appello del segretario generale dell’Onu per un cessate-il-fuoco globale», aggiunge nella missiva. Ora lo spiega lui ad Al-Shabaab, a Boko Haram, all’Isis, ad Al Qaeda, alla Jihad islamica palestinese, a tutti i gentiluomini che nel mondo aprono il fuoco in nome di Allah?