Immigrati, far west Tiburtina: “Andate via o vi spacchiamo la telecamera”
Il versante est della stazione Tiburtina, ormai, è terra di nessuno. L’emergenza sanitaria non è servita a fermare degrado e bivacchi, anzi. “Durante il lockdown la situazione è degenerata”, denunciano i residenti del quartiere che affaccia sul secondo scalo ferroviario romano.
La tendopoli di piazzale Spadolini, che ospita circa 150 migranti transitanti, è diventata una zona franca. Nessuno osa più metterci piede. “Troppo pericoloso”, racconta una donna, reduce da una brutta avventura. “Mi hanno tirato una bottiglia di vetro mentre ero di passaggio con il cane, per fortuna non sono riusciti a colpirci”, ricorda.
Risse e aggressioni sono all’ordine del giorno. L’ultima lunedì scorso ai danni di una troupe di Mediaset. È di un anno fa, invece, l’assalto ad una guardia giurata da parte di un ventunenne originario del Congo. Ha accoltellato l’agente e poi si è tolto la vita. La presenza degli stranieri qui è una costante da anni. Gli sgomberi si ricorrono senza soluzione di continuità.
A novembre dello scorso anno le ruspe dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, avevano fatto tabula rasa delle tende piantate in piazzale Maslax. Ma già dopo pochi giorni, con l’aiuto dei volontari di Baobab Experience, che gestiscono l’accampamento, gli stranieri si erano nuovamente assembrati. “I migranti continueranno ad arrivare e noi continueremo ad accoglierli”, prometteva all’epoca Andrea Costa, presidente dell’associazione.
E così, nonostante l’allentamento delle misure di contenimento della pandemia, la gente continua a sentirsi prigioniera. Teme per la propria incolumità. “Stanno tutto il giorno lì, ammassati uno sull’altro a bere e fumare”, ci spiega Fabio. Le sue finestre danno proprio sul retro della stazione Tiburtina. “Ormai non si può passare neppure in macchina, ieri sera si sono buttati sulla mia auto per tentare di bloccarmi”, racconta. Stazione Tiburtina senza controlli: le minacce dei migrantiPubblica sul tuo sito
“Non ho idea di cosa volessero, di certo – si sfoga – se alla guida ci fosse stata mia moglie non so cosa sarebbe successo”. “Noi ragazze ci teniamo a distanza, lì c’è gente che non sta bene con la testa, personalmente non ci metto piede da mesi”. Il pericolo, secondo Valentina, ventenne residente della zona, è di essere assaliti, magari per un cellulare o pochi euro, come è successo ad una sua coetanea qualche giorno fa. Tant’è che l’ingresso alla stazione da quel lato è stato praticamente interdetto.
“Sì, ogni tanto c’è qualche scazzottatta”, ci conferma anche un sudanese di 18 anni, che incontriamo nei pressi della tendopoli. Lui è uno di quelli che ieri hanno assistito all’aggressione degli inviati di Mediaset. Le telecamere della trasmissione Dritto e Rovescio, di Paolo Del Debbio, sono state bersagliate con pietre e bottiglie. Sono stati attimi di tensione.”La polizia è arrivata ed ha portato via uno di noi, ma dopo un’oretta lo abbiamo visto tornare”, ci racconta il migrante.
La situazione è diventata esplosiva. Basta avvicinarsi alla tendopoli per rendersene conto. Noi ci abbiamo provato e abbiamo ricevuto lo stesso trattamento. “Avete cinque minuti per andarvene, sennò fate una brutta fine, voi e la vostra telecamera”, ci intima uno degli stranieri.
Non appena proviamo a raggiungere l’insediamento ci accerchiano. Sbracciano e strillano, diventano sempre più minacciosi. “Non voglio vedere la vostra telecamera, vi spacco la telelcamera”, continua ad urlare uno di loro. Poi dalle parole cerca di passare ai fatti. Non ci resta che allontanarci velocemente.
“Residenti minacciati e insultati, giornalisti presi a sassate: tutto questo non è normale – è la reazione di Fabrizio Montanini, presidente del Comitato Beltramelli-Meda-Portonaccio – questa gente pretende di dettare legge con metodi discutibili, dove sono le istituzioni?”. “Siamo esasperati – gli fa eco una donna – si sentono intoccabili”. “I volontari – riferisce – li hanno istruiti: se qualcuno protesta devono buttarsi per terra e gridare al razzismo”.