Sardine, nel suo libro Bonaccini rivela: altro che fuori dai partiti, con loro c’è stato sempre un contatto quotidiano
Stefano Bonaccini, ormai è noto a tutti, ha ambizioni nazionali. Dopo che ha rintuzzato l’assalto leghista alla roccaforte rossa dell’Emilia Romagna Bonaccini nell’area Pd è una stella in ascesa. La scalata ai palazzi romani comincia sempre con un libro, e Bonaccini ha stampato il suo pamphlet. Si intitola “Dall’Emilia Romagna all’Italia. Idee per un Paese migliore“.
I capitoli grondano buone intenzioni, come sempre avviene con i libri dei politici. Il Pd deve aprirsi alla gente, ai territori, deve farla finita con le vecchie liturgie. Ritroviamo insomma tutto l’armamentario retorico che generalmente affolla le pagine dei libri di questo genere.
Ma c’è anche un particolare interessante. Ricordate quando le sardine, che cominciarono proprio in Emilia Romagna la loro mobilitazione, giuravano di non avere alcun contatto con il Pd e di essere un movimento dal basso, spontaneo, senza tessere? Ebbene, come in tanti hanno sospettato e detto, erano tutte frottole.
A confermarlo è ora lo stesso Bonaccini, e proprio nel suo libro. Dove racconta che c’era un bravo ufficiale di collegamento tra il suo staff elettorale e le sardine. Questo regista dei contatti con le sardine programmava iniziative, piazze da occupare e slogan direttamente con Mattia Santori. In modo da contrastare, separati ma coordinati, l’avversario leghista. Tutto era pianificato, a distanza ma attraverso un contatto quotidiano. Dove Bonaccini non poteva andare o si vergognava di andare, come a Bibbiano, andavano le sardine. Eppure in quei giorni di gennaio Mattia Santori ripeteva a tv e giornali che le sardine non avevano collegamenti con i partiti, che non erano di sinistra ma avevano un consenso trasversale, che il loro compito era solo la ricerca della “buona politica”. Invece il loro era solo un travestimento, un camuffamento gestito dal bravo ufficiale di collegamento di cui parla Bonaccini. Alla fine la verità viene sempre a galla.