Coronavirus, Luca Zaia durissimo contro Conte e governo: tutte le loro colpe nella gestione dell’epidemia
Luca Zaia, governatore del Veneto, spiega in una intervista alCorriere della Sera cosa è successo nella trattativa tra governatori e governo sul decreto che ha riguardato la Fase 2. E questa volta picchia duro, anzi durissimo, contro il governo. “Venerdì le Regioni avevano chiuso un accordo con il premier Giuseppe Conte. Poi, sabato sera abbiamo detto di no, visto che il ruolo delle Regioni era una cosa tra le mille. Abbiamo dunque chiesto un incontro urgente che si è concretizzato all’una del mattino. Poi, pochi minuti prima delle 3.30 di domenica, abbiamo chiuso nuovamente l’accordo con il fatto che le linee guida delle Regioni fossero un allegato del Dpcm. Peraltro, non nego sia stato un calvario avere il testo del Dpcm…”.
Ma che cosa è successo tra il venerdì dell’accordo e il sabato del “non ci stiamo”? “Penso che ci sia un retaggio recondito di alcuni palazzi che non sono disposti a condividere mai qualunque forma di autonomia. Vista da Roma, l’autonomia è una sottrazione di potere. Vista da noi, è un’assunzione di responsabilità. Ma io credo che irresponsabile sia chi non vuole l’autonomia. Da qui, discendono certi pasticci. Credo che la vicenda Covid abbia dimostrato fino in fondo l’importanza dell’autonomia. Lei pensi che cosa sarebbe stata questa epidemia se tutto fosse stato gestito da Roma. E qualcuno dice che la sanità va riaccentrata. Chi lo dice non ha capito nulla e dovrebbe ricominciare a fare il consigliere comunale: io lo renderei obbligatorio”.
Che sarebbe successo se l’epidemia fosse stata gestita da Roma? “Sono mancate le indicazioni basilari. Abbiamo sentito che le mascherine ai non malati non servivano, ne abbiamo sentite tante. Qui, tutto è accaduto su scelte nostre, a partire dalla chiusura di Vo’ Euganeo e dai tamponi che abbiamo fatto subito alla popolazione di quel Comune e poi ad allargare il cerchio. Mi dicevano che sprecavo soldi. A proposito, e i tamponi? Noi li abbiamo fatti con il sistema veneto, ma non è che qualcuno si fosse dotato di magazzini di tamponi. Io non ho aperto polemiche con il governo. Di certo, se si diffondesse la notizia di un nuovo virus, io manderei là il meglio della sanità veneta per studiare il fenomeno”.