Dati e cartelle cliniche online: nasce il grande fratello sanitario del governo
Complice l’emergenza coronavirus il governo è pronto a rilanciare il progetto del Fascicolo sanitario elettronico (Fse), un progetto nato nel 2012 con l’obiettivo di creare cartelle cliniche online contenenti tutte le informazioni mediche dei cittadini.
Alla fine il Fse non è mai decollato, visto che gli ultimi dati sul monitoraggio ufficiale parlano di appena 13,7 milioni di fascicoli attivati, cioè meno di un quinto della popolazione italiana. Ma la situazione potrebbe drasticamente cambiare. Già, perché, come ha sottolineato il quotidiano La Verità, l’esecutivo ha intenzione di instaurare una sorta di grande fratello sanitario puntando proprio sui fascicoli sanitari elettronici.
Prima di proseguire cerchiamo di capire che cos’è il Fse. Si tratta niente meno che di una cartella personale che raccoglie le informazioni mediche del cittadino. Dai dati anagrafici ai referti, dai verbali del pronto soccorso al profilo sanitario, passando per le cartelle cliniche, profilo sanitario, dossier farmaceutico e perfino il consenso o meno alla donazione di organi.
Insomma, stiamo parlando di contenuti alquanto sensibili e delicati. Proprio per questo la creazione del Fse nasceva solo e soltanto quando un soggetto ne chiedeva espressamente l’attivazione tramite il proprio medico, online, attraverso il pediatra di base o mediante le strutture dedicate al Ssn. Ebbene, il governo ha intenzione di cambiare le carte in tavola andando a modificare direttamente il meccanismo di creazione e alimentazione del citato archivio medico.
Nel dl Rilancio c’è un provvedimento dedicato proprio al Fse. Scendendo nel dettaglio, Il Messaggero ha notato come non esista più alcun consenso esplicito per attivare il Fascicolo. Stando a quanto riportato nel testo, questo documento verrebbe creato in automatico, senza che nessuno faccia richiesta o se ne renda conto.
Tanti rischi, poche certezze
A Palazzo Chigi considerano il Fse ”uno strumento strategico per la verifica nell’appropriatezza nell’erogazione delle prestazioni, consentendo al professionista sanitario di consultare on-line la storia clinica del paziente ed evitando, in tal modo, anche sprechi derivanti dalla reiterazione di prescrizioni di esami clinici già effettuati”. Impegno nobile, ma attenzione all’articolo contenuto nel dl Rilancio e dedicato appositamente al Fascicolo.
Innanzitutto l’intenzione è quella di far confluire nella cartella digitale non solo i documenti riguardanti il Sistema sanitario nazionale ma anche quelli relativi alle strutture private. La norma prevede inoltre l’inserimento nel Fse dei “dati già disponibili della donazione degli organi, vaccinazioni e prenotazioni”. La giustificazione del governo? L’emergenza in corso.
Certo, tutti questi dati sarebbero nelle mani delle autorità sanitarie. Ma restano dei rischi non da poco da prendere in considerazione. Primo: siamo sicuri che, magari in caso di una seconda ondata, il governo non decida di mettere le mani su questi dati per altri scopi? Secondo: sarebbe doveroso prima azzerare i rischi di perdite o furti dei suddetti dati.
Dulcis in fundo, sempre nel dl Rilancio, Il Messaggero ha notato un altro particolare piuttosto inquietante. Il ministero della Salute ha la facoltà non solo di trattare i dati sanitari ma anche quelli reddituali degli assistiti e del nucleo familiare, allo scopo di ”sviluppare metodologie predittive dell’ evoluzione del fabbisogno di salute della popolazione”.
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