Cacciari sculaccia Scanzi: “Assembramenti ai Navigli? Io c’ero, non dire fesserie” (Video)
Roma, 15 mag – Anche lui, come i tanti altri dell’abbraccia-un-cinese, ci aveva detto che il «coronavirus è innocuo», dando dei «deficienti» a chi si preoccupava del Covid-19. Salvo poi, magicamente, trasformarsi in sceriffo del lockdown permanente e pontefice massimo del culto innalzato a Conte, il premier – a detta sua – «che ha l’unico difetto di dire troppo la verità». Per chi non l’avesse ancora indovinato, stiamo parlando di Andrea Scanzi, la starlette del giornalismo italiano presto ribattezzata Sua Umiltà. La sua notoria prosopopea e il suo ego ipertrofico, se gli hanno garantito l’accesso ai salotti buoni della televisione italiana, lo espongono però di continuo a imbarazzanti figuracce. Come quella che ha rimediato nel recente confronto con il filosofo Massimo Cacciari, che se l’è letteralmente sbranato.
Scanzi sale in cattedra (ma a che titolo?)
Ma andiamo ai fatti. Ospiti a Cartabianca su Rai3, con la sua proverbiale umiltà Scanzi ha espresso le sue perplessità sulla fase 2 e la disciplina dei tanti italiani che non ce la fanno più a stare in casa: «Spero che dalla fase 2 non si ritorni alle fase 1, perché anche se mi dispiace fare l’uccello del malaugurio, basta esagerare troppo le riaperture che si torna indietro», ha esordito Sua Umilità. Che poi spiega: «Perché fino a prova contraria – magari mi sono distratto e gli interlocutori [gli altri ospiti] sanno cose che io non so – non è stata trovata né una cura né un vaccino. Basta sbagliare e torniamo a due mesi fa. Io, a differenza di Cacciari, non credo granché nell’autodeterminazione dei popoli, men che meno a quello italiano. Perché ho visto gli assembramenti ai Navigli quattro giorni fa».
Cacciari dà una lezione a Sua Umiltà
È a questo punto che Cacciari perde le staffe e interrompe Sua Umiltà: «Ma che cosa dici Scanzi, non c’era nessun assembramento. Hanno fatto le fotografie in prospettiva», le quali hanno fatto apparire le persone più vicine di quanto non fossero. Ma Scanzi non demorde, e allora il filosofo rincara la dose: «Ma che dici, io ci vivo ai Navigli, ero lì, erano tutti distanti gli uni dagli altri, e con la mascherina. Nessuno s’è infettato camminando per strada con la mascherina. Non è così che è dilagato il virus, non diciamo fesserie, dai». A questo punto Sua Umiltà va nel pallone e tanta goffamente di rispondere a Cacciari, che da parte sua non può far altro che indispettirsi ancora di più e invitare nuovamente Scanzi «a non dire fesserie». Impresa assai ardua. Forse impossibile.
Elena Sempione