Mascherine introvabili, Arcuri tenta di difendersi. Ma si becca le bastonate persino da Librandi
Tenta di difendersi, il commissario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri. La vicenda delle mascherine l’ha messo al tappeto e lui spera di cavarsela, addossando le colpe a destra e a manca. Le accuse da parte delle farmacie sono pesanti. «Stop a bugie e strumentalizzazioni», dice. «Non è il commissario che deve rifornire i farmacisti»
Arcuri si assolve da solo
«Le farmacie non hanno le mascherine perché le loro due società di distribuzione hanno dichiarato il falso. Non avevano nei magazzini i 12 milioni di mascherine che sostenevano di avere. Il prezzo massimo», dice Arcuri. «è stato fissato nell’esclusivo interesse dei cittadini. L’unica “colpa” del commissario è quella di non aver voluto “sanare” mascherine prive di autorizzazioni che gli attori della distribuzione avrebbero voluto mettere in commercio con la copertura della struttura commissariale».
La “verità” del commissario per l’emergenza
Secondo Arcuri, «non è vero che i farmacisti ci avrebbero rimesso o ci starebbero rimettendo perché ai distributori è stato garantito un rimborso per le mascherine acquistate prima della definizione del prezzo a 0,50 centesimi, più IVA. L’unica evidente verità è che non essendo in grado di approvvigionarsi delle mascherine, provano a scaricare sul Commissario, o peggio sul prezzo, le loro responsabilità».
Salvini: «Arcuri tenta di scaricare le colpe»
Dura la reazione di Matteo Salvini: «Basta con questi “esperti” che scaricano sempre le colpe sugli altri: tirate fuori mascherine e protezioni, è due mesi che parlate e promettete. Fate lavorare tranquilli farmacisti e sanitari».
Librandi: «Siamo stati facili profeti»
Arcuri non convince. E si becca una batosta persino da Gianfranco Librandi, uno dei personaggi più contestati sul web a causa delle sue performance televisive. «Sono praticamente finite nelle farmacie italiane le mascherine chirurgiche a prezzo calmierato di 50 centesimi. L’allarme lanciato da Federfarma dimostra la gravità di una scelta improvvida e insensata del commissario Arcuri, di cui eravamo purtroppo stati facili profeti».
«Dovrebbe dimettersi»
«In una fase drammatica come quella attuale, in cui lottiamo per adattare la nostra ripartenza al contenimento del contagio, si tratta di un errore gravissimo della struttura commissariale. Se fossi Arcuri», afferma l’esponente renziano, mi dimetterei. Il governo lo ammetta e liberi immediatamente la filiera di produzione di mascherine da questi interventi pasticciati e simil-sovietici sui prezzi. Una volta che finalmente ci sarà chi produce al prezzo di mercato grandi quantità dimascherine, lo Stato si potrà porre l’obiettivo di far risparmiare i cittadini, abbassando loro le tasse e aumentando le detrazioni fiscali sulle mascherine acquistate».
Bernini: «Mancano anche guanti e alcol»
Anche Forza Italia protesta. «Le mascherine del decreto, quelle a 50 centesimi, anzi 61 con l’Iva, sono già finite nella quasi totalità delle farmacie dove sono state consegnate a prezzo calmierato. In alcune grandi città non sono mai arrivate. C’è anche carenza di guanti e alcol». Lo afferma Annamaria Bernini. «Mancano insomma i dispositivi basilari nella fase due per contenere il contagio. Se a questo si sommano i ritardi su App di tracciamento e test seriologici, abbiamo il quadro esatto di un governo che non si fida dei cittadini ma dovrebbe prima di tutto non fidarsi di sé e ascoltare l’opposizione».