Grecia, arrestati per aver eretto un croce: “Offende i migranti”
Innalzare una croce può essere causa di arresto. Accade anche questo in Grecia, e precisamente a Lesbo, isola ormai nota più per essere diventata la terra di approdo di migliaia di migranti che per essere una delle culle della civiltà occidentale.
La “guerra della croce” per la piccola isola dell’Egeo va avanti da mesi. Ma adesso ha raggiunto livelli di guardia ed è il segnale che qualcosa sta davvero cambiando nella mentalità delle autorità greche, che da tempo sta cercando di modificare la cultura del Paese per spostarla verso una sorta di “ateismo” di Stato. Una miscela molto particolare costruita in base alle leggi, ma che nasconde una realtà ben diversa, che è soprattutto il simbolo del politicamente corretto imperante in questi anni nel Paese, ma in generale in Europa.
L’episodio di pochi giorni fa è particolarmente interessante per il modus operandi delle autorità greche. Perché dimostra esattamente come possa cambiare anche il semplice modo di rapportarsi con la cultura locale. E come l’arrivo dei profughi stia cambiando anche l’approccio culturale nei confronti di episodi che fino a pochissimi anni fa sembravano del tutto impossibili da condannare. Come appunto la semplice costruzione di una croce.
La polizia di Mitilene ha infatti deciso di arrestare 33 persone sospettate di aver costruito una croce di metallo. L’hanno prima costruita nel cantiere navale dell’isola, utilizzando i vecchi alberi di barche non più utilizzate. Poi, nottetempo, si sono recati ad Apelli, non lontano dal porto, e vi hanno eretto la croce conficcandola nella roccia, fissata con semplici bulloni vicino una bandiera greca dipinta.
In poche ore è accaduto di tutto. Prima alcuni hanno voluto rimuovere il simbolo cristiano. Poi è arrivata la polizia locale che ha deciso di arrestare il gruppo di persone sospetto per “occupazione abusiva di suolo pubblico”, in un terreno in cui, nelle vicinanze, vi sono dei resti di epoca classica.
Ma è davvero questo il motivo dietro la decisione delle autorità pubbliche? Difficile da credere. Perché la battaglia su una semplice croce da erigere a Lesbo è da tempo una questione politica più che legale. Sono molti i greci che ritengono che questa decisione possa essere vista come una sfida nei confronti dei migranti di altre fedi che arrivano nell’isola. Tanto che uno degli arrestatiha dichiarato: “Sembra che abbiamo disturbato molte persone, ma l’accusa è ridicola. Se abbattono la croce, la innalzeremo ancora. Devono capire che questa è la nostra terra, questa è la nostra religione e questo è il suo simbolo”.
È molto probabile che questo gruppo di persone sia lo stesso che a ottobre ha eretto una croce colpita dalla furia dei benpensanti, che credono che il simbolo cristiano possa rappresentare un’offesa nei confronti di chi arriva nell’isola clandestinamente. La ong locale che si occupa di migranti, “Coesistenza e comunicazione nell’Egeo” aveva chiesto da subito la rimozione della croce. Simbolo che poi è stato abbattuto da persone che, casualmente, non sono mai state identificate.
La modalità di distruzione della croce, in quel caso, ha colpito profondamente la popolazione locale. Come riportato da Greek City Times, un residente locale ha manifestato il suo sdegno dicendo: “Questo è un atto di odio, chiunque abbia fatto questo ha usato un oggetto pesante per abbatterlo deliberatamente”. Una furia che evidentemente nulla ha a che vedere con l’occupazione di suolo pubblico paventata dalla polizia locale . Quella in corso è una vera e propria guerra culturale.
Fonte: occhidellaguerra