“Abbiamo il tampone per suo padre”. Ma l’uomo è morto da un mese
Dopo la telefonata ricevuta dall’Ats, sicuramente avranno pensato che potessero finalmente fare il tampone tanto atteso.
Invece non era così. Come informa Corriere.it, la telefonata era effettivamente per il tampone, ma riguardo al loro familiare già deceduto da diverse settimane. In questi ultimi tempi si sono verificati diversi episodi analoghi. Le persone coinvolte hanno raccontato la loro esperienza con un misto di rabbia e incredulità. Questo è accaduto, ad esempio, ad Alberta Fantoni, residente a Fiorano al Serio (Bergamo). Suo padre Silvano era malato di Parkinson e doveva, peraltro, lottare quotidianamente contro altre patologie di cui soffriva. Poi è arrivato il Coronavirus, il signor Silvano è stato uno dei contagiati. Il suo fisico, purtroppo, non ha retto.
Tampone rifiutato ai familiari di persone decedute per coronavirus
Alberta Fantoni, figlia del signor Silvano, ha raccontato la su esperienza con il padre malato di Coronavirus e la telefonata da parte dell’Ats sul tampone per il genitore: “Ha cominciato a stare male a marzo, lo abbiamo portato all’ospedale di Piario il 14, il 17 gli hanno fatto il tampone ed è risultato positivo. Il 18 è morto”. Il 20 aprile è giunta la telefonata da parte delle autorità sanitarie. Alberta ha proseguito: “Mi ha chiamato una signora per avvisare che mio papà avrebbe dovuto sottoporsi al secondo tampone, per verificare che fosse ancora positivo”. Ovviamente, Alberta ha spiegato alla donna che suo padre fosse ormai deceduto: “Era imbarazzatissima, ha continuato a scusarsi. Però mi sono sentita presa in giro”. Ora, data la vicinanza che c’era, ovviamente, tra Alberta e suo padre Silvano, ha chiesto che lei e i suoi familiari avessero diritto al tampone. Tuttavia, la risposta è stata negativa: “Mi hanno risposto che non era previsto”. La donna è stata costretta ad attendere molto tempo prima di avere diritto soltanto ad un test sierologico.
Un altro caso simile a quello che abbiamo raccontato è avvenuto a Bergamo. Qui un ragazzo è stato, suo malgrado, protagonista di una simile vicenda. Per privacy, non ha voluto rivelare il nome. Il giovane ha dichiarato:”Per me e mia mamma è ancora una questione dolorosa”. Il suo papà, un anziano di 66 anni, si era ammalato nei primi di marzo. Il tampone lo ha avuto l’8 dello stesso mese. L’uomo è morto il primo di aprile. Una ventina di giorni dopo, la telefonata dell’Ats per il secondo tampone. Anche in questo caso, il giovane ne ha approfittato per richiedere un tampone per lui e sua madre ed anche in questo caso, la risposta è stata negativa. Visti i gravissimi episodi, l’Ats si è giustificata: “Il problema è legato al fatto che abbiamo molteplici fonti di dati da mettere insieme in tempi molto rapidi…”.
Tali disagi risalgono alla creazione di alcuni file in cui anche le persone morte vengono segnalate come “dimesse” e quindi ricontattate. Il problema è che all’interno di tali file non viene specificato se un dimesso sia ancora vivo o meno. Fortunatamente, l’Ats ha informato della creazione di una procedura volta ad incrociare i dati dei dimessi dalle strutture ospedaliere tramite un file su cui sono riportati solamente i deceduti.
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