Gassmann fa lo spione: “Mettetevi la mascherina o chiamo la polizia”

Roma, 8 mag – Alessandro Gassmann contro gli «indisciplinati» delle mascherine. Pare che gretinismo, ecologia e accoglienza (ma solo quando a dover accogliere direttamente in casa propria è qualcun altro) non siano più le uniche fissazioni dell’attore: ora c’è anche l’ossessione sanitaria, condita dalla tendenza alla delazione, che lo porta a scagliare anatemi su tutti coloro che non si attengono scrupolosamente alle normative di contenimento del coronavirus e minacciare di «chiamare le guardie» come si dice a Roma. E pensare che una volta fare la spia era simbolo di indegnità morale.

Il terrorismo psicologico delle settimane scorse portato avanti da virologi ed istituzioni ha avuto effetti strabilianti sul blasonato figlio d’arte: non passa giorno che non si raccomandi a tutti di indossare i dispositivi di protezione, twittando frasi come «Non mettere la mascherina NON fa figo, fa stronzo», o addirittura minacciando di avvertire le forze dell’ordine nel caso di incontro con qualcuno che ne fosse privo: «Io se incontro qualcuno senza mascherina, gli dico gentilmente di metterla, se non lo fa glielo ripeto con più determinazione, se si rifiuta chiamo la polizia. Non è un gioco! Ripartiamo ma facciamo tutti il nostro dovere, facciamo le cose bene… Tutti». Accompagnato il cinguettio con un hashtag che non lascia spazio ad interpretazioni: #MascherinaSempre. 

Toni che ricordano molto quelli dei segnalatori folli che nella fase 1 rimanevano appollaiati sulle ringhiere dei terrazzi, monitorando il vicinato alla ricerca di qualche povero disgraziato da consegnare nelle mani delle forze dell’ordine perché aveva portato il cane a pisciare una volta di troppo, o il runner che si allontana più di cento metri da casa, o l’anziano che riprende fiato su di una panchina. Adesso che tutti sono a spasso è il turno degli Watchmen delle mascherine. «Fare i bigotti sul distanziamento sociale inadeguato delle altre persone è la maniera in cui noi gestiamo la nostra paura e giustifichiamo i nostri sacrifici», ha affermato poco tempo fa la scrittrice Leslie Jamison sulla New York Review of Books. Gassmann, lo abbiamo capito, di paura ne deve avere molta.

Cristina Gauri

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