5S ora frenano sulla sanatoria: “Solo permessi per 30 giorni”
I dettagli sulla sanatoria che riguarda la regolarizzazione dei lavoratori stranieri in emergenza coronavirus erano già tutti pronti, quando è stata ultimata la bozza dell’esecutivo.
E se fino a ieri pomeriggio l’appoggio del Movimento 5 stelle nel decreto aprile sembrava praticamente garantito, anche sul discusso articolo che regolarizza il lavoro (a tempo) degli immigrati irregolari, in serata è arrivato lo stop del Blog delle Stelle e l’indicazione è stata chiara: niente sanatoria e solo permessi di un mese agli stagionali e “non per l’insieme dei cittadini irregolari”.
La posizione dei 5S
Lo scontro sul tema migranti si era consumato, in particolare, tra il M5S e Italia viva, con l’annuncio (poi ritirato) delle dimissioni del ministro dell’Agricoltura, Tiziana Bellanova, promotrice della regolarizzazione. Ma la conferma della posizione dei pentastellati è arrivata questa mattina proprio dal capo politico del movimento, Vito Crimi, che intervistato dal Corriere della sera, sulla sanatoria ha ribadito: “Io sto al merito. Nel momento in cui concediamo un permesso di soggiorno per sei mesi, come ipotizzato, di fatto stiamo concedendo a tutti coloro che erano in Italia l’anno scorso di poter liberamente circolare, senza vincolarli a un contratto di lavoro. Io, invece, sono pronto a collegare un contratto con un’eventuale regolarizzazione di uno stagionale che nel 2019 non è tornato nel suo Paese”. E sul rapporto con i renziani dice: “Più che litigare, ogni tanto, vengono fuori posizioni differenti. Quando a sostenere il governo eravamo due partiti alla fine trovavamo la quadra su tutto e dobbiamo trovarla anche ora che siamo in quattro. Ma nessuno pensi che la propria idea è l’unica percorribile”.
La sanatoria
Lo stop del M5S è arrivato a meno di 24 ore da una giornata di lavoro, che puntava su diversi compromessi legati a una misura che è apparsa, da subito, fortemente divisiva. Come riportato da Repubblica, il testo pronto prevede la regolarizzazione di circa 300-400mila lavoratori ancora senza documenti, tra cui braccianti, raccoglitori, lavoratori dei campi, badanti, colf e baby sitter. Secondo l’esecutivo risolvere il loro status sarebbe fondamentale per rispondere alla mancanza di manodopera in agricoltura.
Come funziona
Il sistema funzionerebbe tramite un doppio meccanismo: l’emersione del lavoro nero dovrebbe essere affidata al datore di lavoro, il quale avrà in cambio lo scudo penale e amministrativo, oppure un permesso di soggiorno temporaneo per ricerca di lavoro da convertire in un permesso di soggiorno effettivo per lavoro una volta ottenuto il contratto. Per poter usufruire della sanatoria, i migranti dovranno dimostrare di essere in Italia da prima dell’8 marzo scorso e se il datore di lavoro è stato condannato anche in via non definitiva per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina o tratta, la sua domanda sarà rigettata. Esclusi da ogni tipo di regolarizzazione saranno, invece, tutti gli stranieri espulsi per ragioni di ordine pubblico e terrorismo.
Gli scontri sulla misura
La discussa regolarizzazione ha posto l’esecutivo giallo-rosso in una posizione precaria. Nicola Zingaretti, segretario del Partito democratico, spinge sull’approvazione della misura: “La regolarizzazione è un’esigenza nazionale, del lavoro, produttiva, di umanità e di sicurezza anche sanitaria”. E se la posizione dei pentastellati punta a uno stop, con in testa appunto Crimi e il sottosegretario all’Iterno, Carlo Sibilia, nell’incontro di ieri a Palazzo Chigi, Italia viva avrebbe avuto l’assicurazione del presidente del Consiglio che la nuova disposizione si realizzerà. E se Leu e + Europa sembrano sulla stessa linea dell’esecutivo, Matteo Salvini e Giorgia Meloni non ci stanno e sono pronti a fermare la sanatoria.
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