Coronavirus, lo studio di Mantova sul plasma: “Cura fantastica, guarisce anche in 2 ore. Anticorpi trasferiti col sangue”
La cura al plasma potrebbe essere il miglior strumento a costo quasi zero per affrontare il coronavirus, in attesa ovviamente di un vaccino. La fase di test è ultimata e a breve uscirà la relazione dell’ospedale Poma di Mantova, dove stanno lavorando proprio sul plasma, la parte liquida del sangue, donato dai guariti che così trasferiscono i loro anticorpi ai pazienti malati tramite le infusioni. Da quando hanno cominciato a praticare questo tipo di terapia “non abbiamo più registrato decessi da oltre un mese tra i pazienti ammessi a questo protocollo, avviato a fine marzo: sono 80 finora le persone curate con successo”. A parlare è Giuseppe De Donno, direttore del reparto di pneumologia e terapia intensiva respiratoria del nosocomio mantovano.
“Anche i segni clinici – ha spiegato in un’intervista rilasciata a Il Tempo – tendono a sparire dalle 2 alle 48 ore dopo il trattamento, che ovviamente non può essere applicato ai degenti già finiti in rianimazione. In quei casi non ci può essere alcun giovamento dal plasma, che non è una pozione magica, ma è un proiettile da utilizzare su bersagli mirati”. In pratica si usano immunoglobuline specifiche contro il coronavirus, ma solo in fase precoce. Secondo De Donno quella del plasma iperimmune è una strada democratica: “Del popolo per il popolo. E poi non c’è nessun intermediario e nessun interesse. Solo tanto studio e dedizione. E soprattutto è sicuro: non c’è nessun evento avverso e nessun effetto collaterale”. Eppure in Italia se ne parla ancora troppo poco, nonostante l’interesse internazionale per lo studio sul plasma: “Non saprei, forse logiche di mercato. Però è una terapia fantastica, ma purtroppo è comunicata ancora troppo poco”.