Fase 2 con lockdown di ritorno: “Quando richiudere tutto”, la circolare del ministero che svela il piano del governo
Fase 2, ma con la retromarcia già innestata. La riapertura graduale di attività e spostamenti dei privati cittadini partirà lunedì 4 maggio, ma già il prossimo 11 maggio la task force del governo verificherà con i governatori l’andamento delle curve di contagio e deciderà se procedere a nuove, caute concessione oppure, come molti temono, far tornare sui propri passi le aree più a rischio epidemia, con un prevedibile effetto boomerang sull’economia e la tenuta psicologica dei cittadini.
Nel Dpcm su cui Palazzo Chigi ha voluto dare delucidazioni online agli italiani, sul sito di Palazzo Chigi, non c’è però scritto tutto. Sono le 13 pagine di circolare delle direzioni Prevenzione e Programmazione sanitaria del Ministero della Salute, scrive il Fatto quotidiano, a chiarire alle autorità “come, d’ora in poi, dovrà essere monitorato il rischio sanitario per procedere con la Fase 2”. Nel testo non si eclude “una rapida ripresa di trasmissione” e una serie di indicatori dirà a Regioni e governo le posizioni della griglia del rischio, “da molto basso a molto alto passando per moderato”. Sarà da quest’ultimo grado, spiega il Fatto, che le autorità inizieranno a muoversi per anticipare nuovi, possibili disastri sanitari. Non si esclude la possibilità di “chiudere” di nuovo tutto, creando zone rosse, sia pure più limitate.
I criteri da tenere in considerazione per un nuovo lockdown sono raggruppati in tre macro-aree: capacità di monitoraggio dei contagi, capacità di trovare i positivi e tracciarli (ad esempio, i numeri di tamponi positivi e il tempo che intercorre tra sintomi, diagnosi e isolamento), stabilità della trasmissione del virus e tenuta dei servizi sanitari. Più alti saranno questi valori, minore il rischio di dover tornare indietro. Insieme all’indice di contagio, insomma, conterà l’efficienza della Regione, della sua rete ospedaliera, i posti letto in terapia intensiva disponibili. “Chi ce la fa, può avviarsi più spedito verso il ritorno alla normalità – chiosa il Fatto quotridiano -, gli altri dovranno aspettare: non una buona notizia, in particolare, per Lombardia, Piemonte e la provincia di Piacenza”.