“Per loro il lockdown non esiste”. E i migranti sono liberi di bivaccare
È una ripartenza lenta, difficile, dolorosa. Il Paese si affaccia alla fase due in ordine sparso. E quelli che sono rimasti indietro non vedono orizzonti.
L’elenco delle attività ancora intrappolate nel lockdown è lungo: bar, ristoranti, pasticcerie, parrucchieri, centri estetici e via dicendo. Sono migliaia di imprenditori a cui viene chiesto di continuare a stringere i denti. Dicono che servirà a non vanificare gli sforzi fatti sinora.
Ma la gente è stanca, arrabbiata. In alcuni casi si sente vittima di una vera e propria ingiustizia. Uno di loro è Roberto, 25 anni ed un bar tirato su con immensi sacrifici. La sua è una delle poche attività italiane di Barriera di Milano, alla periferia nord di Torino. È qui che si concentrano il maggior numero di negozi etnici della città. Nessuno di loro ha abbassato la serranda, vengono considerati alla stregua di supermercati, “in realtà si sono trasformati in luoghi di ritrovo per stranieri che bivaccano con la birra in mano”, denuncia Roberto. “Loro possono fare quello che vogliono, hanno sempre fatto come gli pareva, mentre noi non sappiamo neppure se ce la faremo a riaprire”, spiega. Il malandazzo diffuso nelle zone dove questo genere di attività ha ormai preso piede è evidente da una serie di video.
Testimonianze che raccontano come per alcune categorie di esercenti le misure anti-contagio siano carta straccia. Di segnalazioni così, la deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli ne ha raccolte a decine. Provengono tutte dagli ex quartieri operai della città, dalle strade della Torino multietnica che sfugge ai radar delle istituzioni: corso Vercelli, corso Giulio Cesare, Lungo Dora Firenze, via Martorelli. Le cosiddette zone franche, spesso protagoniste della cronaca per episodi di spaccio, risse e degrado. Corso Giulio Cesare, ad esempio, è finito sotto i riflettori una decina di giorni fa, quando un centinaio di antagonisti ha cercato di impedire l’arresto di due rapinatori. Scene di guerriglia urbana, che hanno destato scalpore e indignazione. Eppure, dopo quel pomeriggio di follia, le cose non sono cambiate. A Barriera di Milano e Aurora regna ancora l’anarchia.
“Serrande abbassate, aziende chiuse, lavoratori che temono purtroppo per il proprio stipendio. Molti già non lo ricevono, e in alcune città addirittura è impedito il takeaway, così come avviene a Torino. Si dice perché occorre impedire gli assembramenti. Ma noi lo denunciamo da tempo, gli assembramenti già ci sono: basta fare un giro nelle nostre periferie per rendersene conto. Avvengono alla luce del sole. Davanti agli occhi di tutti. Impuniti”, spiega la Montaruli. Nelle video denunce arrivate alla parlamentare si vedono decine di migranti accalcati sull’uscio dei minimarket, senza mascherine né guanti. Il viavai è continuo e delle forze dell’ordine non c’è traccia.
È un bivacco alcolico che prosegue lungo le strade e nei giardini. E persino davanti alle tante saracinesche abbassate dall’emergenza sanitaria. “Questa gente – attacca la deputata – se ne frega della sofferenza e dei sacrifici che stanno facendo le persone perbene”. “Non possiamo accettare tutto questo: dal ministro degli Interni fino al sindaco Appendino, le istituzioni devono prendere provvedimenti e controllare il territorio impedendo gli assembramenti. Basta la regola dei due pesi e due misure”. Torino, gruppi di stranieri stazionano davanti ai minimarketPubblica sul tuo sito
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