Giuseppe Conte, la lettera denuncia di Francesca: “Sei un dipendente del popolo italiano, ti convoco nel mio ufficio”
«Caro Giuseppe Conte, dipendente del popolo italiano, in quanto tuo datore di lavoro, visti i pessimi risultati fin qui raggiunti da te e dal comparto (Governo), che in questo tremendo momento (emergenza Covid-19) è sotto la tua guida, ritengo opportuno convocarti nel mio ufficio (indossa mascherina a norma e guanti) e affidarti una comunicazione, che dovrai condividere con gli altri tuoi colleghi (tutti) e rendere immediatamente operativa». Un incipit chiaro e netto quello della lettera aperta che Francesca Scognamiglio (nella foto), giornalista professionista napoletana, ha scritto e inviato al presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Una missiva dai toni forti, alla luce dell’ultimo decreto presentato agli italiani. «Siete incapaci – scrive Francesca – irrimediabilmente, innegabilmente incapaci. Non abbiamo la possibilità di cancellare le bare, di far tornare in vita chi la vita l’ha persa perché dai microfoni del Parlamento “è una banale influenza”. Non siete riusciti a contenere il numero inaccettabile di morti. Non siete riusciti a contenere la speculazione, con costi di mascherine, igienizzanti e guanti in lattice, che hanno subito un’impennata allucinante». «Ma abbiamo la possibilità di evitare che continuiate a fare danni – aggiunge – tra aperture di attività con 1.000 restrizioni e investimenti richiesti per mettere tutto in sicurezza, che le spingeranno al fallimento, decreti bluff e, soprattutto, la paura che il virus stia ancora in giro bello arzillo e voi ci stiate spingendo verso l’immunità di gregge». Poi il grido d’aiuto a nome di tanti liberi professionisti: «Sono una Partita Iva, quell’entità che non ha trovato spazio e supporto nel decreto Cura Italia, ma ormai, visti i risultati (nulli) ottenuti da chi di spazio ne ha trovato (dov’è la cassa integrazione garantita per il 15 aprile e dov’è il bonus INPS?), non mi rammarico neanche più».
Allarmanti i dati snocciolati dalla giornalista: «solo nell’ultimo triennio, come da sintesi MEF, ne sono state aperte 1.570.500, ripartite tra persone fisiche, società di capitali, società di persone, soggetti non residenti, altre forme giuridiche e dipendenti (Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Ministri, Deputati, Senatori e politici regionali e cittadini). Avete completamente perso la bussola. E, ora, al netto dell’invito ai miei connazionali di seguire lo sciopero fiscale, al quale io, ovviamente, aderirò, il primo ruolo urgente che ti affido è l’emanazione di un decreto in cui risolvi il problema Agenzia delle Entrate, a cui hai dato il via libera a procedere in data 1 giugno. Una follia». A seguire l’elenco delle voci da mettere in decreto per la Scogliamiglio: congelamento biennale del monte debiti tasse; congelamento biennale rottamazione; annullamento anno fiscale 2020; per il 2021 annullamento scaglioni Irpef; adeguamento Iva al tasso più basso applicato in Italia; adeguamento tassa di iscrizione agli ordini professionali alla quota versata dai giornalisti; annullamento acconti sull’anno fiscale successivo; annullamento acconti cassa previdenziale e versamento alla cassa di max 10%; tetto regime forfettario (specchietto delle allodole con cui avete fatto incoming di partite iva) fissato a 80.000 euro, senza alcuna possibilità di essere messo in discussione in nessuna legge fiscale e in nessun decreto successivi all’anno 2020». «Mi raccomando – si legge ancora nella lettera – abbi cura di ristoranti, bar, lidi, discoteche; settori dello spettacolo e della cultura». Poi l’affondo: «Ora, come tutte le aziende in crisi (l’azienda Italia indubbiamente lo è), caro Conte, mi vedo costretta a rivedere l’organigramma aziendale, con taglio netto di voci inutili. Non è più possibile sostenere l’inutile e gravoso costo dei senatori a vita: circa 20.000 euro/mese per 6 persone che non producono. Organizza una festa d’addio e 6 assegni di 60.000 euro ciascuno, in segno di riconoscenza della loro “onorevole” figura, di cui in questo momento abbiamo meno bisogno di ieri». E ancora. «Puoi spiegarmi per favore in una condizione come quella che stiamo vivendo, tu hai disposto l’apertura delle ricevitorie di Lotto e Superenalotto per lunedì 27 aprile? Tralasciando la considerazione che, ancora una volta, chiedete a noi di pagare per voi? Visto come ti ho tirato subito fuori i soldi per far fronte alla crisi?». Ultima considerazione sul «geniale Fondo di Garanzia, con cui ci hai reso (o hai pensato di farlo) ostaggi delle banche. Io, per reddito, sarei rientrata tra quelli che avrebbero avuto accesso al massimo di 25.000 euro. Prestati a un interesse di 1,23% con un versamento immediato dello 0,25% di apertura pratica. Ovviamente ci ho rinunciato. E lascia in pace anche le aziende, che per accedere a questo fondo, dovrebbero firmare un accordo con i sindacati garantendo lo stesso livello occupazionale pre-Covid-19». «Altri temi – conclude la professionista – li affronteremo tra qualche giorno. Intanto ti ho già affidato una settimana impegnativa. Datti da fare, Conte, ti sto dando una chance pacifica».