Covid nei bambini lombardi già a gennaio, troppe polmoniti “sospette”. “Forse è stato l’inizio”
Se è vero che il virus abbia iniziato a circolare in Lombardia molto prima del “paziente 1” di Codogno scoperto il 21 febbraio, è probabile che Covid fosse presente anche tra i bambini visto l’alto numero di polmoniti insolite registrate da vari pediatri già nel mese di gennaio.
Dall’Ospedale dei Bambini “Buzzi” di Milano si cerca di saperne di più a partire da tutti gli indizi raccolti e scoprire se il virus si sia diffuso prima tra i piccoli pazienti in età pediatrica, che va da 0 a 14 anni. È in fase di pubblicazione uno studio degli esperti della task force lombarda che identificano la fase iniziale dell’epidemia nel periodo compreso tra il primo gennaio e il 19 febbraio.
L’inizio dei sintomi per ricostruire i contagi
“A partire dal “paziente 1” le Ats (Agenzia di Tutela della Salute, ndr) lombarde si sono adoperate per identificare i contatti stretti. Ai 5.800 testati abbiamo chiesto di ricordare l’esordio dei sintomi e abbiamo ricostruito l’andamento”, afferma l’epidemiologo Marcello Tirani al Corriere, il quale avverte che le date sono soltanto indicative perché basate sui ricordi dei pazienti che potrebbero non essere precisi o l’aver attribuito al Coronavirus i sintomi dell’influenza. “Ma sono tutti risultati positivi. E fin dai primi giorni la progressione del contagio indicava che c’erano altri casi prima del “paziente 1””.
Troppe polmoniti “sospette”
Dello stesso parere c’è anche l’infettivologo Massimo Galli dell’ospedale Sacco di Milano, il quale ha ribadito più volte che l’inizio della pandemia va portata indietro nel tempo perché sono stati tanti i primari ed i medici di famiglia con numerosi casi di polmoniti “particolari” già a gennaio che soltanto adesso è possibile ricollegarle al virus. “Avevamo avuto l’impressione che ci fossero più casi – dichiara Francesco Blasi, a capo della Pneumologia del Policlinico di Milano —, ma era inverno, pensavamo fossero causate dall’influenza”.
“Il virus ha colpito prima i bambini”
Anche i pediatri ricordano numerosi “quadri clinici a cui non si riusciva a dare nome e cognome” spiega Gian Vincenzo Zuccotti, direttore responsabile della Pediatria e del pronto soccorso pediatrico del Buzzi. “Tosse e febbre che non passavano mai. Penso che l’epidemia possa essere partita prima in età pediatrica”.
Per scoprire se tutti questi sospetti saranno confermati, il primario sta sottoponendo a test sierologico il personale dell’area materno-infantile, per verificare se la percentuale di chi ha sviluppato gli anticorpi al virus è più alta rispetto a quella nei reparti per adulti. La pediatra Silvia Decarlis ricorda polmoniti dallo strano decorso, anche se non grave, in tanti piccoli pazienti visitati a gennaio. La trasmissione del virus, però, potrebbe essere avvenuta dai genitori che hanno continuato a lavorare anche dopo la chiusura delle scuole.
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