L’Italia nel mirino di Berlino Scatta l’allerta per le banche

Il Copasir aveva già lanciato l’allarme sul rischio che importanti interessi nazionali potessero finire in mano straniera.

Adesso il Comitato parlamentare per la sicurezza ha convocato Deutsche Bank per scongiurare l’eventualità di una sua eventuale scalata all’interno del sistema bancario nostrano.

Ma andiamo con ordine. A causa dell’emergenza economica provocata dalla diffusione di Covid-19, infatti, sono emersi due fenomeni. Il primo: l’aumento dell’interesse delle concorrenti straniere per le imprese italiane più ghiotte. Il secondo: l’incremento, a dismisura, dei crediti deteriorati, cioè crediti delle banche che i debitori non riescono più a ripagare per via dei troppi debiti accumulati.

Va da sé che le preoccupazioni più grandi del Copasir riguardano due settori: quello bancario e quello assicurativo. Già, perché le aree citate, come sottolinea il quotidiano La Verità, entreranno presto in sofferenza per via degli ingenti aiuti economici che dovranno essere stanziati da qui ai prossimi mesi. Ma prede così fanno gola ai predatori più assetati di carne, ed è per questo che serve la massima allerta.

L’ombra Deutsche Bank

Il vicepresidente del Copasir, Adolfo Urso, è stato chiarissimo: ”Deutsche Bank è un malato con in pancia un’enorme quantità di derivati e ha una forte presenza in Italia”. Dunque, ha proseguito, ”dobbiamo essere certi” che i principali istituti bancari del Paese ”in questo momento finanzino il nostro sistema imprenditoriale e non quello di altri Paesi”. A questo proposito il colosso tedesco, così come Unicredit e Mediobanca, sarà convocato dal Comitato.

In una fase così delicata l’imperativo è proteggere gli asset strategici da ogni possibile scalata ostile. Per centrare l’obiettivo Urso, oltre alla leva del golden power, ha iniziato a guardare anche gli strumenti adottati dai modelli stranieri, tra cui quello americano, giapponese e francese. Un esempio su tutti? Il Cfius (Committee on foreign investments of the United States), cioè il sistema statunitense di controllo degli investimenti diretti esteri.

Guai ad abbassare la guardia perché, ha sottolineato Urso, ”l’Italia è già sotto minaccia dal 2008” e ”oggi un’aggressione esterna ci rende ancora più vulnerabili”. ”Ricordo – ha poi aggiunto lo stesso vicepresidente – che la relazione dei servizi del febbraio 2018 ci informava di una colonizzazione predatoria già in atto da parte di soggetti stranieri che agivano nel nostro Paese a fini di dominio e di esproprio del nostro patrimonio scientifico, tecnologico e industriale”.

In merito al decreto Cura Italia, inoltre, Urso era letteralmente ”balzato sulla sedia” leggendo l’articolo 75 del documento. Il motivo? Si parlava di deroghe sugli appalti in ambito informatico. ”Una norma assurda – ha concluso Urso – che poteva essere un cavallo di troia capace di mettere a rischio i nostri dati personali e la sicurezza nazionale. Abbiamo subito proposto una modifica che, per fortuna, il governo ha poi recepito in fase emendativa”.

il giornale.it

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