“25 aprile in piazza? Mancanza di rispetto del governo”
L’Associazione nazionale partigiani, “in qualche modo”, potrà partecipare alle cerimonie per il 25 aprile. La circolare del Viminale, del resto, è molto chiara: “Si potranno ritenere in qualche modo consentite forme di celebrazione della tradizionale cerimonia di deposizione di corone innanzi a lapidi o monumenti ai caduti, che prevedano, oltre alla presenza dell’autorità deponente, la partecipazione anche delle associazioni partigiane e combattentistiche”.
Per qualcuno, come per Nicola Procaccini, europarlamentare di Fratelli d’Italia e storico esponente del partito guidato ora da Giorgia Meloni, la scelta dell’esecutivo risulta “incoerente”. E questo perché gli italiani, ormai da molte settimane, sono stati costretti a rispettare tutta una serie di contromisure. Disposizioni per cui sono stati evitati pure i funerali. Per non parlare della Messa di Pasqua, un argomento su cui buona parte dei cattolici continua ad insistere, con un po’ d’indignazione.
Nicola Procaccini ha preso posizione sulla pagina Facebook. Il tema sollevato dal europarlamentare di Fratelli d’Italia è questo: “Conosco genitori – ha scritto l’ex sindaco di Terracina – che non hanno potuto celebrare neppure il funerale dei propri figli. E so perché è stato fatto – ha continuato – . Per evitare assembramenti. Anche se fa male”. Poi viene il “però”: “Poi leggo che domani si celebrerà la Festa della Liberazione con tutte le associazioni partigiane presenti alla festa. In tutte le città d’Italia. E questo non lo comprendo. Questo mi amareggia. Questo mi indigna”, ha concluso. Abbiamo intervistato Procaccini per comprendere al meglio da cosa sia stato originato questo suo disappunto.
Onorevole Procaccini, oggi si festeggia il 25 aprile. L’Anpi, “in qualche modo”, potrà partecipare alle celebrazione. Eppure lei sostiene che siano state vietate altre celebrazioni o attività non meno importanti…
Chi vi parla ha fatto per 8 anni il sindaco della sua città, Terracina, e non ha mai saltato una sola celebrazione. L’ho fatto per rispetto dell’Istituzione che rappresentavo, al netto delle personali perplessità su una manifestazione da sempre caricata di forti elementi di divisone fra gli italiani. Ma non è questo il punto. L’emergenza sanitaria in cui siamo precipitati ha spazzato via, per decreto, tutte le libertà personali e tutte le celebrazioni pubbliche, religiose e civili. Trovo per questo incoerente che si imponga a tutti gli ottomila comuni d’Italia di celebrare la Festa della Liberazione, seppur stando attenti al rispetto delle distanze, consentendo persino la partecipazione delle associazioni partigiane.
Scusi ma il 25 aprile, da un punto di vista della religione laica, non è irrinunciabile?
È anche questo il punto. Sono state vietate le Messe di Pasqua. Una roba che non si vedeva dai tempi delle persecuzioni cristiane. Ma tutti ne abbiamo compreso la ragione, anche se ci ha provocato dolore. Questa scelta del governo sul 25 aprile mi sembra una mancanza di rispetto per i sacrifici degli italiani, in questo periodo durissimo per tutti. Per non parlare del rischio sanitario che potrebbe vanificare tali sacrifici. Non capisco perché non si possa tenere quest’anno un’unica cerimonia presso l’Altare della Patria a Roma.
Lei ha scritto un post su Facebook molto polemico, affermando che per via del Covid-19 le persone non abbiano neppure potuto salutare i loro cari defunti. Pensa che sia il caso di far svolgere almeno i funerali, a questo punto?
Conosco personalmente genitori che hanno visto sommarsi al dolore atroce di perdere un figlio, anche il dolore di non poterne celebrare il funerale. E fino a pochi giorni fa erano sbarrati persino i cancelli dei cimiteri. Ripeto, non voglio contestare l’adozione di queste misure così dure. Anche se resto convinto che con le giuste precauzioni, si potesse andare in chiesa adottando le stesse cautele che usiamo per andare al supermercato. Ciò che contesto è la protervia di chi ha preteso la celebrazione del 25 aprile in tutte le città d’Italia, malgrado l’emergenza sanitaria.
Come mai, dal suo punto di vista, c’è stata questa presunta differenza di trattamento?
L’Italia non ha partecipato neppure alla Messa di Pasqua… È la legge di chi ci governa. Questo è il governo più a sinistra del dopoguerra e guarda caso dispone la cancellazione dei riti religiosi, così come la parata del prossimo 2 giugno, mentre obbliga i sindaci a celebrare la Festa della Liberazione avendo cura di far partecipare anche le associazioni partigiane, dove ormai c’è di tutto, tranne i partigiani.
Come vanno le cose in Europa? Lei è molto polemico sul fatto che la Ue si stia occupando di Orban. Pensa che si stia perdendo tempo prezioso?
Mi impressiona il fatto che il Parlamento europeo, nel bel mezzo della pandemia, continui senza sosta la sua campagna politica contro dei governi democraticamente eletti come in Ungheria e Polonia. Si vuole pervicacemente utilizzare l’art. 7 del trattato europeo sullo Stato di diritto per piegare la volontà di quei popoli che non votano secondo la volontà della sinistra europeista.
E dell’Oms che ci dice? Anche quella è una questione di cui si sta occupando…
L’atteggiamento dell’OMS è stato inquietante in questa emergenza sanitaria. Il suo asservimento al regime cinese è arrivato al punto di omaggiare la “tempestività” con cui Pechino ha comunicato al mondo lo scoppio dell’epidemia. Quando sappiamo che sono stati duramente repressi dal regime comunista tutti i primi tentativi dei medici cinesi di informare la comunità scientifica mondiale. Il direttore dell’OMS è arrivato al punto di condannare le nazioni che hanno interrotto i voli diretti con la Cina. Ditemi voi se è una roba normale. Anche per questo ho presentato un’interrogazione. Voglio sapere esattamente la natura dei rapporti tra la UE e l’OMS.
Senta, lei è di Terracina. Come vanno le cose nel Lazio? Si può effettivamente parlare di “modello Zingaretti” nella gestione del quadro pandemico?
La nostra fortuna, al pari di quanto avvenuto in tutto il centro sud d’Italia, è aver potuto affrontare questa emergenza, conoscendo ciò che stava accadendo in Lombardia. Questo vantaggio temporale è stato importante. Eppure, malgrado questo, ne sono stati fatti molti di errori.
Quindi nel Lazio non va così tutto bene..
La storia delle mascherine pagate e mai arrivate, sarebbe comica se non fosse tragica. Purtroppo questi dispositivi di sicurezza possono fare la differenza tra la vita e la morte. Ma al di là degli errori compiuti durante l’emergenza, il vero disastro è stato fatto prima. Nella provincia di Latina dove vivo, sono stati chiusi nel giro di pochi anni ben 7 ospedali su 11. E dei rimanenti 4 ce ne sono due, quelli di Terracina e Fondi, costantemente a rischio chiusura. Un vecchio detto popolare recita che “il tetto si ripara quando splende il sole, non quando piove”.
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