Truffa al cimitero di Prima Porta: fingono di cremare il defunto e incassano i soldi
Una truffa bella e buona quella messa in atto al cimitero di Prima Porta a Roma. Qui alcune agenzie funebri fanno finta di cremare il defunto, incassano i soldi, poi ti consegnano un vaso di terra mentre la bara la seppelliscono nell’area comune.
Il racconto che una delle vittime fa al Messaggero è sconvolgente. “L’ho stretta al petto. Poi l’ho sistemata nella tomba accanto a mio padre. In realtà l’urna cineraria di mia madre era solo un vaso pieno di terra, la cremazione non era mai avvenuta e la sua bara era stata sotterrata ad insaputa della mia famiglia. Ma questo l’ho scoperto solo dopo”.
Questa storia apre uno squarcio su ciò che accade tra le tombe di questo cimitero. E il suo non è un caso isolato. Sua madre muore il 15 maggio del 2019. “Mi aveva chiesto di essere sistemata accanto all’uomo della sua vita, il marito, mio padre. Lo spazio nella tomba, al Verano, era insufficiente. L’unico modo era cremarla”. Chi racconta contatta allora l’agenzia funebre. Paga subito i 900 euro. Tuttavia, prima della cremazione, passa molto tempo. Chiede spiegazioni e gli dicono che c’erano lunghe liste d’attesa.
Nel frattempo, spiegano, la salma è conservata in una cella frigorifera. Passano ancora dei mesi. “Mi telefonano il 26 dicembre dello scorso anno dicendomi che l’indomani mattina alle sei l’avrebbero cremata”. Alle sette e mezza la vittima incontra fuori dal Verano un dipendente dell’agenzia funebre. Scende dalla sua auto con l’urna cineraria. Poi si dirigono nella tomba del padre. E qui viene tumulata. Passano le feste e il malcapitato riceve una lettera dall’Ama. “Apro la busta e mi si chiedeva di versare una tassa. Pensavo fosse collegata alla cremazione. La cosa mi è parsa strana. Perciò chiamo e mi viene detto che dovevo pagare perché la bara di mia madre era stata sotterrata a Prima Porta”.
A questo punto corre al cimitero e dai registri verifica che effettivamente la madre era stata sepolta là dove gli aveva detto per telefono la dipendente Ama. In automatico le bare che, dopo una settimana non vengono inumate in una tomba, vengono seppellite in un campo comune a Prima Porta. Squilla di nuovo il cellulare. E questa volta sono i carabinieri del nucleo radiomobile che lo convocano in viale dell’Oceano indiano.
I militari si mostrano comprensivi. “Mi spiegano l’imbroglio che ho subito”. L’indomani vanno al Verano dove viene aperto il loculo di suo padre e prelevano l’urna cineraria. Dentro c’erano solo sassi e terra. “Fino all’esplosione dell’emergenza coronavirus ogni giorno sono andato al cimitero di Prima Porta per mettere i fiori ad un cumulo di terra dove sotto è stata interrata la bara di mia madre. Ho sistemato tutto, ho cercato di rendere la cosa più decorosa. Sono certo che il mio non è un caso isolato”.
Anche la procura di Roma ne è convinta. I carabinieri sono al lavoro. La maxi inchiesta è nelle mani del pm, Paolo Marinaro, magistrato che ha aperto un fascicolo per truffa. Appunto. Gli inquirenti ritengono si tratti di un sistema collaudato che coinvolge diversi attori in campo tra cui numerose agenzie funebri.
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