I migranti giocano a calcio nel centro di accoglienza
Continua a far discutere la situazione all’interno dell’ex hotel Villa Sikania, la struttura adibita a centro di accoglienza situata all’interno del centro abitato di Siculiana, paese alle porte di Agrigento.
Qui nella scorsa giornata di sabato sono stati trasferiti 72 migranti, una circostanza che ha indispettito e non poco sia la popolazione che il sindaco Leonardo Lauricella. Quest’ultimo, in particolare, ha tuonato contro la mancanza di un preavviso da parte delle autorità ed ha minacciato di adire anche alle vie legali per risolvere la situazione.
Del resto, l’ex Villa Sikania non è certo la prima volta al centro di importanti polemiche che riguardano sia Siculiana che l’intero hinterland agrigentino. Convertito in struttura di accoglienza nel 2014, negli anni più bui della crisi migratoria è arrivato ad ospitare anche centinaia di persone sbarcate a Lampedusa e lungo le coste siciliane.
La vicinanza con il centro abitato ha spesso allertato popolazione ed amministrazione, fino a quando nel dicembre del 2017 una manifestazione svolta nel paese ha mobilitato centinaia di persone. La vicenda sembrava conclusa nello scorso mese di ottobre, quando l’ex hotel è stato chiuso ed i migranti trasferiti altrove.
Con la crisi legata all’emergenza coronavirus, le autorità sono state costrette a cercare in tempi molto celeri nuove strutture ed alberghi volte ad ospitare i migranti sbarcati nei giorni scorsi. Questo perché, per via delle norme sul contenimento del Sars Cov2, le persone approdate con i barconi devono necessariamente rispettare un periodo di quarantena.
Tra le strutture, come detto, è stata individuato il Villa Sikania che da sabato è tornato ad aprire i cancelli ai migranti. Dopo le proteste del sindaco di Siculiana, si sono aggiunte anche le preoccupazioni di altri colleghi: nel giorno di Pasqua, 32 primi cittadini della provincia di Agrigento hanno scritto una lettera al presidente del consiglio Giuseppe Conte chiedendo di non essere lasciati soli. Questo per il timore che altri gruppi di migranti potessero essere trasferiti in altre strutture del territorio. Una paura motivata soprattutto dal fatto che venerdì a Pozzallo un egiziano approdato a Lampedusa è risultato positivo al coronavirus.
Ma alcune testimonianze riportate sui social dagli stessi cittadini di Siculiana, hanno acuito ulteriormente tanto le preoccupazioni quanto le proteste. In particolare, alcuni residenti del quartiere limitrofo all’ex Hotel Villa Sikania, hanno notato il mancato distanziamento sociale dei migranti all’interno della struttura in cui vengono ospitati.
Un video soprattutto ha suscitato non poca indignazione: le immagini mostrano alcuni ospiti dell’ex albergo giocare indisturbati a calcio vicino quella che un tempo era la piscina. E così, su Facebook in tanti si sono chiesti come mai nessuno è intervenuto: “Metti il caso che qualcuno sia asintomatico – scrive una cittadina di Siculiana a commento di alcune foto inserite sui social – non rispettando il distanziamento sociale si infetterebbero tutti”. Altri hanno dichiarato di aver visto, in diversi momenti della giornata, gruppi di migranti stare indisturbati assieme, creando dunque assembramenti. Migranti giocano a calcio in un centro di accoglienzaPubblica sul tuo sito
Oltre al timore per la salute, nei commenti dei cittadini ad emergere è anche una sensazione di vera e propria beffa: “Noi rinchiusi in casa, i nostri anziani genitori si privano di una passeggiata all’aria aperta – scrive un altro abitante di Siculiana – loro giocano a pallone e sul bordo piscina seduti tutti a gruppo uno accanto all’altro”.
Nel paese, così come in tutta la provincia di Agrigento ed in buona parte della Sicilia, in queste settimane le norme contro i contagi da coronavirus sono state rispettate in modi complessivamente ben conformi a quanto richiesto. Adesso però, i cittadini temono che da un lato questi sacrifici possano essere vanificati da una gestione poco ossequiosa dell’emergenza immigrazione e, dall’altro, aumenta la sensazione di non vedere la stessa attenzione del rispetto delle norme in chi viene ospitato nei centri di accoglienza.
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