Il coronavirus non ferma i flussi di immigrati sulla rotta balcanica
Trieste, 14 apr – Durante le festività pasquali, le testate locali del capoluogo giuliano hanno riportato la notizia dell’ingente dispiegamento delle forze dell’Arma: si parla di oltre 250 carabinieri che, con l’ausilio di un elicottero dell’Elinucleo Carabinieri di Belluno, hanno vigilato via terra e via aerea sull’intera Provincia. Questi numeri, giustificati dall’attuale pandemia, non desterebbero clamore se fossero impiegati per contrastare tutte le possibili cause di propagazione del virus. Ma così non è.
Il coronavirus non ferma la rotta balcanica
Leggendo gli articoli, sembrerebbe che, in questi giorni di arresti domiciliari, gli unici problemi della città siano gli incauti cittadini che organizzano grigliate fuori porta, raggiungono seconde case o andando a buttare la spazzatura nel secondo bidone più vicino a casa. Ma è notizia di questi giorni, la ripresa degli sbarchi di clandestini sulle nostre coste. Le rotte marittime, tuttavia, non sono le uniche percorse dagli immigrati per entrare in Italia. La principale rotta terrestre, infatti, rimane operativa: la rotta balcanica, che parte convenzionalmente dalla Grecia e, con tappa in Bosnia-Erzegovina, termina a Trieste.
Si potrebbe pensare che, a seguito della chiusura progressiva di tutte le frontiere avvenuta intorno alla metà di marzo, anche questa rotta fosse stata quantomeno contrastata.
E invece si sono registrati continui avvistamenti di immigrati che hanno oltrepassato il confine. Il 16 marzo un avvistamento in zona di Montedoro e il 18 marzo è stata riportata dai media la chiusura del confine con la Slovenia con l’arrivo a Trieste di 100 militari supplementari per fronteggiare la situazione. Situazione dunque sotto controllo? Niente affatto: pochi giorni dopo l’annuncio della chiusura della frontiera, il 22 marzo, si registrato un rintraccio a Muggia di 30 clandestini.
Soltanto proclami?
La questione della rotta balcanica è da sempre una questione calda, specialmente per i territori che, come il capoluogo giuliano, la vivono sulla propria pelle. Per questo motivo, è da molto tempo che si susseguono proclami su proclami riguardo a interventi per porre rimedio alla situazione. Però, non si è mosso nulla, o quasi.
Ma se l’anno scorso il virus che stiamo affrontando non esisteva, oggi le due emergenze coesistono, ed è proprio per tutelare l’interesse collettivo che andrebbero rivolti e intensificati i controlli verso i soggetti provenienti da Paesi con sistemi sanitari deboli. Ma per questo, elicotteri non pervenuti.
Luca Secco