Chi votò a favore della ratifica del Mes?
Roma, 11 apr – Correva l’anno 2010 e l’effetto domino, iniziato con la crisi della Grecia, stava facendo espandere la crisi dei debiti sovrani ad una fetta importante dell’eurozona. E’ all’interno di questo contesto di crisi sistemica che nasce il Mes, il famigerato Meccanismo Europeo di Stabilità, tornato in questi giorni agli onori delle cronache dopo aver fatto capolino nella bozza di accordo dell’ultimo Eurogruppo.
Con la firma di quel documento sono iniziate immediatamente le polemiche. L’opposizione è sul piede di guerra e parla di “Caporetto”, mentre la maggioranza assicura che non verrà mai utilizzato. Si distinguono, nella linea di difesa del governo, gli esponenti del M5S che, stretti tra due fuochi, tentano di rintuzzare gli attacchi degli avversari rinfacciandogli le loro responsabilità.
E’ il caso ad esempio di Dino Giarrusso, europarlamentare pentastellato che così scrive sul proprio profilo Twitter: “Il MES è stato votato nel 2011 dal rappresentante del governo Berlusconi, con la Lega e la Meloni ministro”. Concetti ripetuti, nella serata di ieri e con toni ancora più duri, dal premier Conte. Ritornano in auge anche i video del dicembre dell’anno scorso nel quale, all’interno dell’aula di Montecitorio, i grillini accusavano alcuni esponenti del centrodestra di aver votato all’epoca a favore del fondo sedicente “salva Stati”. Ma è davvero così?
L’iter di ratifica
Essendo il Mes il frutto di un trattato di diritto comunitario, la sua ratifica è l’esito di un percorso non immediato che comincia nell’ottobre 2010. Il 28/29 di quel mese si tiene il Consiglio dell’Unione Europea, nel corso del quale si gettano le basi per la creazione del fondo che avrebbe sostituito in maniera definitiva i temporanei Efsf e Efsm. La quadra tra i capi degli esecutivi degli Stati Ue viene trovata nel luglio 2011 e, in quella sede, si decide anche di anticipare la nascita del Meccanismo a partire dall’anno successivo (non più il 2013 come inizialmente concordato). Fino a qui le responsabilità del centrodestra sembrano chiare: il governo dell’epoca era l’ultimo Berlusconi, sostenuto da Lega Nord e Pdl.
Fino a prova contraria, tuttavia, l’Italia è una repubblica parlamentare in cui l’ultima e definitiva parola spetta sempre alle assemblee di Camera e Senato. Arriviamo così al 19 luglio 2012: nel frattempo il governo è cambiato, da quasi un anno Monti ha sostituito Berlusconi e nell’aula di Montecitorio i deputati sono chiamati a ratificare o meno – questo è il voto decisivo, anche in chiave comunitaria: basta solo il “no” di una nazione perché l’accordo salti – il trattato che istituisce il Mes.
I favorevoli e i contrari al Mes
Il resoconto della seduta è abbastanza chiaro: si esprimono in senso favorevole il Pd, l’Udc, Futuro e Libertà, Popolo e Territorio, mentre Italia dei Valori si astiene. Più complesso il quadro del centrodestra: la Lega Nord è l’unica a votare compattamente contraria, mentre il Pdl è spaccato tra 83 favorevoli, 2 contrari e 20 astenuti. Tra questi ultimi, definiti “voti ribelli” in quanto non in linea con la scelta maggioritaria del proprio partito, molti i parlamentari che avrebbero poi, di lì a pochi mesi e sotto l’egida di Giorgia Meloni (non presente il giorno della votazione, quindi al più imputabile di assenteismo), dato vita a Fratelli d’Italia. Tra i più noti: Giorgio Crosetto (contrario), Tommaso Foti (astenuto), Paola Frassinetti (astenuta).
Filippo Burla