Pugni sul tavolo e frasi errate. Così Giuseppi spacca il Paese
L’avvocato del popolo sbiella. «Giuseppi» si presenta in tv in ritardissimo. Convoca una conferenza stampa per le 14 ma niente.
Alle 14 non c’è, alle 15 neppure, alle 16 silenzio e l’annuncio viene tolto pure dalla home page del sito di palazzo Chigi. Segno che la tensione è alle stelle. La conferma arriva alle 19.30 quando, finalmente, Conte si presenta davanti alle telecamere. Teso, tesissimo, sull’orlo di una crisi di nervi. Forse si rende conto che tutti i suoi annunci, fino ad oggi, si sono tradotti in nulla. Forse sa che degli aiuti garantiti agli italiani non è ancora arrivato un euro. Forse sente la pressione di opposizione, Colle, opinione pubblica che monta, monta, monta. Fatto sta che, nell’ennesima comizio propagandistico a rete unificate, Conte perde letteralmente le staffe. Sbatte i pugni sul tavolo quando se la prende con Salvini e Meloni. Lui, che in questi giorni ha mandato all’aria la cabina di regia, ha stracciato il patto con le opposizioni, proprio con le opposizioni sbrocca in malo modo. Gli vengono i lucciconi, ha quasi le lacrime agli occhi, schiuma di rabbia perché la minoranza non fa sconti e lo inchioda alle proprie inefficienze. Pensando di dar maggior forza al proprio pistolotto, parte con citazioni un po’ bislacche: «Questo governo non lavora col favore delle tenebre», quasi minaccia allungando il collo verso la telecamera. Oppure, cercando di essere rassicurante: «Alzeremo le reni». Chissà… Forse stava pensando alla Grecia anche se, in riferimento agli ellenici, quelle reni lì, per il «buonanima» erano da «spezzare». Ma all’avvocato foggiano piacciono le citazioni e le parole un così, che danno un tono fanno tanto udienza: «In altre occasioni, sul Mes, all’eurogruppo saremmo stati a sofisticheggiare…». Sofisti che? Chissà come se la sarà cavata povera traduttrice simultanea per non udenti… E poi: «Dobbiamo ipotecare il futuro…». Oddio, siamo messi così male? Ma forse voleva dire «ipotizzare».
Insomma, l’immagine che dà Conte in diretta è quella di un condottiero che sta andando a scogli. E pure i suoi alleati se ne accorgono se il renziano Michele Anzaldi tweetta subito: «La polemica contro le opposizioni è stata una pessima pagina istituzionale e televisiva: il premier doveva informare sulla proroga della chiusura, sul lavoro per la Fase 2 e non usare uno spazio di servizio pubblico per fare un comizio propagandistico». Touchè.
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