Ora è rischio focolaio nel palazzo “bomba” dei migranti: sedici positivi al coronavirus
La più grande occupazione romana di richiedenti asilo da giorni è presidiata dall’Esercito. Davanti al palazzo di via Attilio Cavaglieri, alla Romanina, che ospita oltre 600 richiedenti asilo ieri la Protezione civile ha montato una tenda per il triage dove fino a qualche giorno fa erano ammassate montagne di rifiuti.
L’ex sede della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Tor Vergata, occupata dal 2006, da due giorni è sorvegliata speciale dopo che una coppia di sudanesi, poi risultati entrambi negativi, aveva mostrato i sintomi del coronavirus.
Sugli occupanti sono stati fatti tamponi a tappeto. E poco fa la Regione Lazio ha comunicato che sedici persone sono risultate positive ai test. I contagiati sono stati allontanati dal plesso e sono stati posti in regime di isolamento in strutture dedicate. L’obiettivo delle autorità è quello di evitare che la cittadella dei migranti, dove vivono anche decine di bambini ed anziani, si trasformi in un pericoloso focolaio. Ma ora il rischio si fa davvero concreto, considerando il sovraffollamento della struttura e i servizi igienici in comune, che vengono utilizzati da decine di persone. Osservare le regole di distanziamento sociale che servono a contenere il contagio, insomma, è praticamente impossibile. Il Selam palace isolato dall’esercito: screening a tappeto sui migranti
La zona è stata prontamente isolata, con il blocco degli accessi e delle uscite. Una misura che sembra essere stata accolta di buon grado, finora, dagli stessi occupanti. Ad assicurare la sicurezza ci sono i militari, mentre la Regione e la Asl competente si stanno occupando di indagare per capire come abbia fatto il virus ad entrare nel palazzo dei “dublinanti”. Per ora, secondo il Corriere della Sera, sembra che gli spostamenti dei migranti siano stati limitati. Nella zona della Romanina, infatti, non si registrano altri casi, oltre quelli circoscritti nell’occupazione.
Il Comune di Roma ieri ha consegnato oltre 150 pacchi alimentari alle persone in isolamento. A consegnare i pasti ci sono anche i volontari di diverse associazioni. La scorsa settimana anche l’elemosiniere del Papa, il cardinale Konrad Krajewsky, aveva visitato il palazzo occupato per distribuire disinfettanti, guanti, mascherine, gel igienizzanti, candeggina, saponi e asciugamani agli ospiti. A garantire assistenza ora c’è anche un presidio h24 degli uomini della protezione civile e i volontari dell’associazione Cittadini del Mondo, anche se le condizioni igieniche all’interno della struttura restano preoccupanti.
Al momento, però, nessuno vuole sentir parlare di sgombero. Un’opzione, questa, che viene presa in considerazione soltanto come estrema ratio, nel caso in cui il numero di contagiati e dei ricoverati dovesse aumentare nelle prossime ore, man mano che arriveranno i risultati dei test. L’eventualità di liberare l’edificio, che già figurava nella lista di quelli che dovevano essere sgomberati a partire da questa primavera, per ora non è contemplata, quindi, per “motivi di sicurezza sanitaria”.