Hanno tolto lo scudo ai medici per levare dai guai Conte & c.
C’è una grande paura che unisce destra e sinistra, maggioranza e opposizione: dopo l’ondata del virus, arriverà lo tsunami delle Procure? Finiranno sotto processo tutti coloro che, da Palazzo Chigi alle sedi delle regioni, hanno preso decisioni sotto la spinta dell’emergenza?
Paura comprensibile, in un paese in cui qualunque calamità (dai terremoti alle malattie delle piante) può dare origine a massicce inchieste giudiziarie più o meno complottiste. Il problema è che, stavolta, a farne le spese potrebbe essere proprio chi ha combattuto eroicamente in prima linea il grande contagio: medici, infermieri, personale ospedaliero. Che ora temono di finire nel mirino di valanghe di denunce ritorsive, e di essere lasciati senza protezione, anche a causa di un tentativo bipartisan un po’ goffo, e finito male, della politica di tutelare se medesima.
La cosa è andata così: tra gli emendamenti al decreto Cura Italia, che andrà oggi in votazione al Senato con la fiducia, ne sono spuntati un paio, di opposta provenienza, che hanno fatto scalpore: uno firmato dal leader della Lega Matteo Salvini, l’altro da due poco noti senatori Pd. Entrambi, con formulazioni leggermente diverse, producevano lo stesso risultato: estendere la protezione (più che legittima) per medici e sanitari anche ai livelli della gestione politica dell’emergenza. «È limitata ai soli casi di dolo e colpa grave – recitava il testo firmato dai dem Paola Boldrini e Stefano Collina – la responsabilità civile, penale e amministrativa dei titolari di organi di indirizzo o di gestione che (…) abbiano adottato ordinanze, direttive, circolari, atti o provvedimenti (…) la cui attuazione abbia cagionato danni a terzi». Mentre quella firmata dal capo del Carroccio diceva: «Le condotte dei soggetti preposti alla gestione della crisi sanitaria derivante dal contagio non determinano, in caso di danni agli stessi operatori (sanitari, ndr) o a terzi, responsabilità personale di ordine penale, civile, contabile».
Quando, spulciando la valanga degli emendamenti, sono stati scoperti i due commi, si sono levate le proteste incrociate, da opposte sponde: «Ecco l’emendamento salva Fontana voluto dalla Lega», si è tuonato da sinistra. «Ecco l’emendamento salva Conte, Arcuri, Borrelli, Speranza e compagnia voluto dal Pd», si è denunciato da destra.
Di fronte alle polemiche, e alle proteste dei sindacati della Funzione pubblica che accusavano la Lega di «scaricare tutto sulle spalle degli operatori sanitari», Salvini ha scelto di ritirarlo perché «si presta a fraintendimenti».
Nel frattempo, il capogruppo dei senatori dem Marcucci si infuriava contro i due firmatari del suo gruppo, che – a sua insaputa e su input del ministero della Salute, dicono nel Pd – avevano agganciato il proprio testo a quello firmato da Marcucci e volto proprio a tutelare il personale sanitario.
Alla fine di tutto questo cortocircuito, gli emendamenti sono stati tutti ritirati, incluso però anche quello di Marcucci, trasformato in un ordine del giorno che chiede al governo di convocare un «tavolo» per valutare le misure necessarie. «Purtroppo però ora rischia di essere troppo tardi – dicono in casa dem – vedrete tra un paio di settimane che valanga di cause partirà, sollecitate da avvocati o associazioni dei consumatori prive di scrupoli. Un disastro annunciato».
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