Immigrati, il governo vieta gli sbarchi e le Ong frignano: “Chiudere i porti è da vigliacchi”
Roma, 8 apr – E’ salito più in alto delle stelle il grido di dolore delle Ong, lanciato in seguito alla decisione del governo di chiudere i porti e considerare gli approdi italiani “non sicuri” per gli immigrati – e gli immigrati, loro invece sarebbero sicuri per noi? – fino a quando l’emergenza coronavirus non sarà rientrata. Il “servizio taxi” che fino a qualche giorno fa traghettava gli immigrati da un capo all’altro del Mediterraneo rimane a bocca asciutta.
“La prima sensazione che si prova dopo l’approvazione del provvedimento è lo sconforto”, dice, o meglio piange ad Huffpost Alessandro Metz, Armatore sociale di Mediterranea Saving Humans. “In un momento in cui stiamo soffrendo, stiamo vivendo sulla nostra pelle una difficoltà estrema, si decide che ci sono persone che possono essere lasciate morire”. Chi se ne frega dell’emergenza e della pandemia, è il sunto del discorso di Metz: anzi, fateci portare qui ancora più immigrati, da un continente come l’Africa nel quale il coronavirus sta vivendo il suo exploit incontrollato proprio in questi giorni. Mediterranea, spiega, è pronta a impugnare il decreto: “Il nostro ufficio legale è a lavoro. Agiremo a tutti i livelli per fermare questo provvedimento”, spiega, definendo ”un alibi” la decisione del governo ”È una scelta vigliacca. Al bisogno di vite umane che chiedono di essere salvate si risponde facendo quello che voleva fare Salvini”. Che smacco.
Nel frattempo la nave Alan Kurdi della Ong Sea Eye si trova in navigazione con 150 clandestini recuperati in una missione; in queste ore sta percorrendo il confine delle acque territoriali in attesa di un cenno per poterci lasciare il “prezioso carico di vite umane”, per dirla alla Saviano. Per il Mit, la Alan Kurdi non può sbarcare: “In merito alla richiesta di soccorso della nave Alan Kurdi, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti conferma l’impossibilita di garantire porti sicuri in Italia a navi battenti bandiera straniera. Attualmente, a causa dell’emergenza pandemica Covid19, i porti infatti non presentano più i necessari requisiti sanitari richiesti dalla convenzione di Amburgo”, si legge in una nota diffusa dal ministero.
Ma secondo Metz l’emergenza coronavirus non è una scusa sufficiente per bloccare le attività di recupero immigrati: “Ci chiedono di essere responsabili, di tenere i nostri bambini a casa. Perché, invece, i bambini che arrivano dall’Africa dovrebbero morire? La pandemia in corso ci sta dimostrando che i confini non esistono. Ed è proprio in un momento come questo che i diritti devono essere estesi. Che bisogna accogliere, non chiudere”. Insomma, non ci arrivano proprio. Nemmeno l’epidemia ha dissuaso le partenze dal Nord Africa: “Le partenze dai luoghi di violenza e tortura – continua Metz – dipendono dalle condizioni del mare, non da altri fattori”. Proprio per questo, spiega, chiudere i propri porti può significare porre un limite al salvataggio di chi rischia di morire nella traversata disperata verso l’Europa.
Cristina Gauri