Accuse, dispute e ritardi. L’ombra del grande flop sfiora l’Istituto di sanità
Medici, infermieri e operatori del soccorso mandati allo sbaraglio. Incertezza e ritardi nel certificare dispositivi sanitari di sicurezza, tamponi e test sierologici ma anche mancanza di una strategia chiara rispetto alle aree del territorio da monitorare, ai tamponi da eseguire, alla gestione dei pazienti con sintomi lievi che non richiedono ricovero.
Oltre ai camici bianchi in prima linea ci sono molti autorevoli esponenti del mondo scientifico che in questi giorni hanno messo sotto accusa la gestione della crisi da parte del Comitato Tecnico Scientifico indicato dal governo, ovvero prima di tutto l’Istituto Superiore di Sanità ma anche la Protezione Civile consulenti tecnici sulla gestione della crisi epidemica.
Gli attacchi più duri sono arrivati dai medici e operatori sanitari impegnati in prima linea che stanno pagando un prezzo altissimo. A ieri erano 80 i medici morti per coronavirus. Durissimi gli ospedalieri, Anaao Assomed, sulla questione delle mascherine fornite a singhiozzo agli operatori in campo e spesso inadeguate. Ancora il 28 marzo scorso con un’epidemia senza precedenti per diffusione in corso da settimane l’ Iss, accusa Anaao, raccomandava «come valido nelle ultime linee guida l’impiego di mascherine chirurgiche per l’assistenza a casi Covid-19 confermati». Una direttiva «inaccettabile» visto che da subito i medici avevano denunciato il rischio di trasformarsi in vettori del virus perché privi degli adeguati strumenti di protezione. Grande rabbia da parte di chi si sacrifica e non viene tutelato. Sulla stessa linea Cimo, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials Medici, Cimop che parlano di scelte «irresponsabili» della Protezione Civile e Iss in merito ai dispositivi di protezione e si dicono pronti a presentare denuncia contro la Protezione Civile e a chiedere l’intervento del Ministro della Sanità sull’Iss. «Vergognoso che i colleghi dell’Iss, attraverso le proprie linee, abbassino i livelli di protezione individuale sulla base non di evidenze scientifiche ma di esigenze di governo e successivamente le modifichino repentinamente a causa dei palesi errori», accusa il presidente del Patto per la Professione Medica, Guido Quici.
Eppure illustri scienziati ed esperti fin dal primo caso accertato di Covid 19 avevano avvisato: occorre tutelare i medici anche perché sono loro la prima linea di difesa se cade quella il virus dilagherà. A dirlo Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia e responsabile del laboratorio che esegue i test per il Covid 19 presso l’Univeristà di Padova. Crisanti aveva ciricato anche la scelta di isolare i malati meno gravi in casa con i familiari: un modo per fare ammalare tutti. Bocciata anche la scelta di testare soltanto i sintomatici. Crisanti chiedeva di partire subito con tamponi a tappeto per isolare i positivi asintomatici ed impedire la diffusione del virus. Una scelta però bocciata dal rappresentante dell’Italia nell’Oms, Walter Ricciardi che aveva definito questa scelta del Veneto «uno sbaglio». Ma oggi tutti ritengono che l’unica scelta possibile sia proprio quella dei tamponi a tappeto.
Molto critico anche il virologo Roberto Burioni prima di tutto rispetto al ritardo con il quale è arrivata la scelta di chiudere le scuole ed isolare le aree più esposte. Burioni ha pure definito «una scemenza» dire che un paziente «non è morto per il coronavirus ma con il coronavirus», come appunto fa l’Iss.
il giornale.it