Coronavirus, in Bankitalia 107 miliardi di oro: “Senza Mes e coronabond, è l’extrema ratio prima di morire”
Il tesoro della Banca d’Italia ammontava a quasi 107 miliardi di euro, secondo l’ultimo bilancio del 2019. È probabile che adesso sia ancora più ricco, dato che il prezzo dell’oro è aumentato di oltre il 20% rispetto a 16 mesi fa. “Nessuno pensi di vendere però”, è il monito di Filippo Caleri che nell’edizione odierna de Il Tempo spiega perché l’idea non è balenata nemmeno dalle parti di Palazzo Chigi, dove pure è in atto una ricerca spasmodica di soldi per finanziare la crisi più dura dal secondo dopoguerra. “La gestione dei lingotti – scrive Caleri – è vincolata all’articolo 31 dello Statuto dell’Eurosistema e contribuisce alla solidità patrimoniale della Banca a fronte dei rischi cui questa è esposta nello svolgimento delle sue attività istituzionali. Un altro limite è che le stesse risorse non possono essere usate per il finanziamento monetario”.
Insomma, le riserve sono un baluardo a difesa delle crisi valutarie e contro il rischio sovrano, servono per rafforzare la fiducia nella stabilità del sistema finanziario italiano e della moneta unica. “Nulla però esclude – si legge su Il Tempo – che in caso di extrema ratio, con la possibile implosione dell’Unione europea, quella bella dotazione di barre e lingotti non possa tornare utile per garantire al Paese la sopravvivenza”. Se non bastasse l’oro, resterebbero le valute: il pacchetto della Banca d’Italia è aumentato in valore da 37 a 41 miliardi per effetto della crescita delle consistenze e, in misura minore, per l’apprezzamento rispetto all’euro delle principali valute in portafoglio. “Insomma – chiosa Caleri – quelle che servono senza l’euro”.