Covid-19, Svezia ora ci ripensa: “Basta con il ‘tutto aperto'”

Immunità di gregge o chiusura quasi totale delle attività pubbliche e lavorative? La Svezia, almeno per ora, ha scelto la via meno battuta.

Quella che in un primo momento sembrava voler perseguire anche Boris Johnson.

Londra, in realtà, sta ancora riflettendo sul da farsi. Se non altro perché qualcuno inizia a pensare che quello imboccato sia un sentiero senza troppe vie d’uscita. È la domanda delle domande dei nostri tempi: prediligere la salvezza del sistema economico o provare a tutelare più vite possibili? In termini semplicistici, ci si potrebbe chiedere se esista una differenza tra la ricetta basata sulla “etica protestante” e quella centrata sulla dottrina cattolica.

Sia come sia, le strategie dei politici, degli epidemiologi e degli immunologi devono badare alla casistica ed alle cifre. A volte i due piani coincidono, altre no. Stoccolma, in queste ultime ore, è stata costretta ad assistere ad una progressione rilevante in termini numerici.

Le statistiche non mentono: 6.443 contagi e 373 morti. Nelle nazioni limitrofe a quella svedese, come sottolineato dall’agenzia Nova, il quadro non è simile ma migliore. E allora persino l’ultra-progressista esecutivo svedese pare intenzionato a modificare l’impostazione di base, adottando le più classiche tra le contromisure anti Covid-19. E anche in questo caso gli analisti prevedono che il governo possa e debba voler fare in fretta e furia, senza passare troppo dalla dialettica parlamentare. Un’altra costante di questa fase politologica.

Un retroscena emerso in queste ore racconta di come i vertici di Stoccolma abbiano già scritto una proposta calata dall’alto. Un disegno legislativo che ora però necessita almeno del vaglio della opposizione. Poi, con buone probabilità, la quarantena, l’isolamento, il distanziamento sociale e le altre forme di tutela con cui abbiamo imparato ad avere a che fare entreranno a far parte del vocabolario quotidiano degli svedesi.

Il nuovo coronavirus sembra in grado di far allineare le decisioni dei governi. La Svezia aveva individuato un numero: 50. Quello è tuttora il limite previsto in relazione ad un altro dei termini più in voga questo periodo: l’assembramento. Ma ora la “curva” suggerisce l’urgenza di un adeguamento con le disposizioni degli Stati che hanno deciso di chiudere tutto o quasi.

“Ognuno decide come procedere per il distanziamento sociale e per rafforzare il sistema sanitario. Noi lo facciamo in un modo diverso”, ha dichiarato al Dagens Nyheter il premier Stefan Löfven, che è un socialdemocratico di ferro. A quella messa a punto era seguito un coro di giubilo da parte progressista.

La stessa elegia che non si è palesata quando a parlare, più o meno per mezzo di argomentazioni associabili, era stato Boris Johnson. Pazienza. Ora in Svezia si parla di dividere la pandemia per fasi. Quella del “tutto aperto” potrebbe presto volgere al termine.

il giornale.it

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.